Tuttoscuola: Non solo statale

Parità e oneri per lo Stato: l’opinione di tre lettori

Il commento del vicepresidente nazionale della FIDAE (Federazione Istituti Di Attività Educative) D. Giancarlo Battistuzzi ai nostri editoriali sul tema della parità scolastica ha suscitato prese di posizione, come sanno stimolarne i possibili finanziamenti pubblici alle scuole private.

Il primo a intervenire è stato Nico Chettisca (21 giugno), che ci ha scritto:

Rispondo brevemente al Vicepresidente FIDAE…

L’esaustiva e corretta informazione viene interpretata da Lei in senso univoco, sic et sempliciter, a Suo favore ed a favore dei suoi associati…

E non parlo da insipiente o da cieco sostenitore di interessi contrari, ma da docente che ha lavorato sia nel pubblico che nel privato.

La differenza sostanziale fra finanziamento alla scuola pubblica e finanziamento alla scuola privata da parte del soggetto pubblico sta nel fatto che, nel secondo caso, ciò che viene concesso alla scuola privata diventa un lascito pubblico per un soggetto privato, il quale ha interessi personali nella funzione pubblica che svolge. Insomma, ci guadagna…

E questo, a differenza di ciò che accade nel caso di istituti pubblici, per i quali, qualsiasi forma di finanziamento rimane un vantaggio per lo Stato, e cioè per tutti, anche per Lei, caro Vicepresidente…

Quindi, mi pare assodato, che la sua visione delle cose non sia vantaggiosa per la collettività, bensì solo per una parte.

Se Lei ha un’azienda, non vedo il perché io, come collettività, la debba sovvenzionare… Lasci, dunque, che a pagare gli oneri del funzionamento della sua attività, e delle attività dei suoi associati, siano quelli che di quell’attività usufruiscono, e cioè coloro che possono permettersi di pagare le alte rette degli istituti privati…

Ovviamente, tralascio altri aspetti del problema, volendomi solo soffermare sulla giustezza della norma costituzionale, che, per me, è assolutamente da intendersi in maniera restrittiva, per i motivi che, mi pare, ho spiegato.

Né, mi sembra, può essere possibile derogare a tale norma: sarebbe un errore pericoloso e una degradazione delle funzioni dello Stato italiano, che, fin dall’epoca gentiliana, ha garantito l’istruzione delle masse.

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Gli ha risposto indirettamente Marco Paolantonio (24 giugno), scrivendoci:

Vecchissima storia di interpretazioni ‘ad usum delphini’, a partire da quella del ‘senza oneri per lo Stato’ che, a giudizio del proponente, non imponeva i contributi alle scuole non gestite dallo Stato, ma neppure glielo impediva. Permane l’insulto all’analisi logica che vede nelle famiglie i soggetti del diritto all’istruzione obbligatoria e gratuita per almeno otto anni (art. 34.1), che poi gli nega – trasformandole in complementi oggetto – se iscrivono i figli a scuole non gestite dallo Stato – che peraltro non ha il monopolio dell’istruzione, perché ‘arte e scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento’ (art. 33.1). Altra incongruenza il ‘trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole di stato’ assicurato agli alunni delle scuole non statali che chiedono la parità (art. 33.4), espressione in cui l’equipollente non ha certo il significato giuridico (e di buonsenso) che dovrebbe essergli attribuito.

Ma la cosa è destinata a continuare, visto che l’Unione Europea, preoccupata di stabilire criteri comuni per la misurazione delle zucchine, ritiene che siano invece da rispettare le scelte illiberali riguardanti la scuola (rimaste uniche nei Paesi europei a democrazia accertata) dei governi italiani.

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Conclude (provvisoriamente) la questione Luigi Proia (1° luglio), con questo intervento:

Costituzione della Repubblica Italiana – Art.33

(Omissis)

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

(Omissis)

L’art. 33 è chiaro, anzi chiarissimo. Il fatto è che in questo paese siamo diventati tutti baciapile, confondendo la Religione, che è un fatto molto personale, con la Chiesa Cattolica, che si sta letteralmente mangiando il paese con tutti i soldi che lo stato italiano gli passa.

Sulla mia scrivania ho due libri di due autorevoli cattolici “La Costituzione Italiana” di Arturo Carlo Jemolo e “La mia Costituzione” di Oscar Luigi Scalfaro, che vi invito a leggere.

Credo che sia opportuno richiamare anche Camillo Benso di Cavour “Libera chiesa in libero Stato” visto che la chiesa ha fatto santo Pio IX.

Stanno distruggendo la scuola pubblica per darla in gestione ai preti. Così abbiamo compiuto l’opera e l’Italia finirà a livello dei paesi Africani. Così avremo modo di avere una generazione di giovani preti ansiosi e ben disposti a gestire la povertà e la povera gente italica. Perdonate se sono un po’ polemico ma di questi tempi è difficile non esserlo.

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