Tuttoscuola: Non solo statale

11 ottobre studenti Uds in piazza

Una nota dell’Uds (Unione degli studenti) informa che domani 11 ottobre “le studentesse e gli studenti scenderanno in piazza in massa in circa 80 città italiane, in una delle prime date di mobilitazione di quest’autunno” con lo slogan “Non c’è più tempo“.

Non c’è più temo da perdere con le politiche di austerità”, prosegue la nota.”Da parte dell’attuale governo non c’è stata nessuna reale inversione di tendenza. Mentre alla scuola pubblica e al welfare vengono destinate poche briciole si sceglie di continuare a sprecare risorse per le spese militari, le politiche di respingimento dell’immigrazione, la tutela di speculatori e dei grandi patrimoni. Per questi motivi porteremo in piazza in tutta Italia l’11 Ottobre le vere emergenze sociali del Paese, rivendicando il rifinanziamento totale dell’istruzione pubblica e del diritto allo studio, lottando per un cambio di rotta radicale rispetto all’attuale modello di sviluppo“.

La dispersione scolastica al 17%, la situazione disastrosa che vive l’edilizia scolastica, la disoccupazione giovanile al 40% e oltre il 70% degli studenti che si dice preoccupato per il proprio futuro di precarietà: sono dati allarmanti che esigono risposte immediate. Non c’è più tempo per rimandare una legge nazionale sul diritto allo studio che garantisca a tutte e tutti un’accesso realmente libero all’istruzione e alla cultura.  L’11 saremo sotto le sedi delle Regioni in numerosi capoluoghi, e a Roma passeremo da numerosi luoghi simbolo dello spreco delle risorse a scapito di noi studenti“.

Infine, conclude il comunicato Uds, “Il 12 parteciperemo inoltre alla mobilitazione nazionale per l’applicazione della Costituzione, convinti che da lì possa partire partire una battaglia di contro-attacco per costruire giustizia sociale, estendere i diritti, liberare i saperi”. 

La manifestazione, promossa da un appello firmato da Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky, avrà tra le sue parole d’ordine anche quella di opporsi al finanziamento delle scuole paritarie, sull’onda dell’esito del referendum di Bologna che aveva bocciato, qualche mese fa, i contributi comunali alle scuole dell’infanzia paritarie. 

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