Sei anni di università per diventare docente di sostegno?

L’interrogativo sollevato da Tuttoscuola sulla elaborazione dei testi per le deleghe previste dalla legge 107/15 non ha avuto finora risposta.

In mancanza di atti formali per la costituzione di apposite commissioni (la trasparenza è un principio basilare e opportuno), non si sa, quindi, se stiano operando gruppi di lavoro con esperti o meno. Dentro o fuori dal ministero.

Circolano comunque alcune voci, ad esempio sulla formazione dei docenti di sostegno, che pur non trovando conferma ufficiale, meritano di essere considerate.

Nel corso delle audizioni iniziali, come si sa, era uscita la proposta di raddoppiare (da cinque a dieci anni) l’obbligo dei docenti di sostegno di permanenza nel ruolo nel sostegno, ma, se le voci che corrono saranno confermate, si andrà ben oltre, prevedendo per il sostegno un ruolo a se stante.

Per i docenti di sostegno che usciranno dalle facoltà di scienze della formazione primaria sarebbero necessari sei anni (sei!) per ottenere la specializzazione. E non solo.

Oltre al superamento della selezione iniziale per accedere alla facoltà (numero chiuso), al termine del triennio, per coloro che vogliono scegliere la strada del sostegno sembra che sia previsto il superamento di un’altra selezione per l’accesso (altro numero chiuso).

Ma dopo il nuovo biennio per completare il percorso quinquennale della laurea magistrale, sarebbe previsto un ulteriore anno per conseguire una specializzazione di ampio raggio per il sostegno.

Per diventare docente di sostegno sarebbero, quindi, necessari ben sei anni (3+2+1).

Non sappiamo se questa ipotesi abbia prospettiva di riuscita, ma c’è da chiedersi, se fosse portata a termine, quanti giovani universitari vorrebbero impegnare almeno sei anni del loro percorso accademico per un ruolo da cui non potrebbero uscire per l’intera carriera come docenti comuni, per una retribuzione pari a quella dei colleghi?