Concorso insegnanti, chi accede e chi no (e chi forse sì e forse no)

Circa il concorso per l’accesso alla professione di docente, annunciato lo scorso 24 agosto, la maggior parte dell’attenzione si sta rivolgendo, da parte dei potenziali candidati, ai requisiti di ammissione, e da parte del Ministero dell’Istruzione, alla correttezza dell’intera procedura concorsuale.

Parte dei candidati teme infatti di potere essere esclusa per l’assenza dei requisiti che saranno previsti (ma molti altri candidati temono anche una eccessiva ampiezza dei concorrenti), mentre il ministero sta cercando di ridurre al minimo il numero dei possibili ricorsi.

Con questo approfondimento, cerchiamo di venire in aiuto circa i dubbi su chi potrà partecipare e chi no (in base alle dichiarazioni fornite, alle indiscrezioni che trapelano, e alle richieste delle parti politiche e sindacali che già esercitano pressioni sul testo del concorso).

1. Iscritti nelle graduatorie ad esaurimento (Gae)

Sono circa 165mila e sicuramente potranno partecipare.

2. Docenti abilitati (in precedenti concorsi a cattedre, o i laureati in scienze della formazione primaria con laurea abilitante), ma non iscritti alle Gae

Sono circa 41mila (una stima di 20mila da precedenti concorsi e 21mila da scienze della formazioni primaria) e sicuramente potranno partecipare.

3. Laureati (o diplomati, nel caso degli insegnanti della scuola primaria) non abilitati e non iscritti alle Gae

In base alla normativa attuale, dovrebbero potere partecipare con una certa sicurezza i laureati entro l’anno accademico 2002/2003 – per i corsi di laurea quinquennali – un anno prima (2001/2002) e un anno dopo (2003/2004) rispettivamente per i corsi di laurea di durata quadriennale e sessennale.

Potrebbero anche partecipare i laureati negli anni successivi, ma solo se le classi di concorso cui i candidati fanno riferimento non abbiano un sufficiente numero di abilitati “per un adeguato reclutamento” (le modalità di calcolo di questa adeguatezza sono piuttosto complesse) – si tratta perlopiù di potenziali insegnanti di materie scientifiche. In questo caso, il dubbio è determinato dal fatto che la norma si riferisce all’accesso alle supplenze, più che al concorso.

Gli altri laureati, allo stato attuale, non potranno partecipare al concorso.

4. Laureati (o diplomati, nel caso degli insegnanti della scuola primaria) non abilitati e non iscritti alle Gae, ma ammessi a frequentare i TFA (Tirocini Formativi Attivi)

La loro fattispecie ricade per intero nel punto 3. Senonché il Pdl ha annunciato, per voce della responsabile scuola Elena Centemero, l’intenzione di chiedere che possano partecipare, “con riserva” (e quindi anche con maggiori chance di successo), anche i 20mila laureati che saranno ammessi a frequentare i Tfa. Si tratta di una possibilità ovviamente ben vista da chi sarà ammesso, e invisa a quanti sono nelle graduatorie.

5. Laureati (o diplomati, nel caso degli insegnanti della scuola primaria) non abilitati e non iscritti alle Gae, ma con 3 anni scolastici di servizio alle spalle

Anche per questi, la fattispecie ricade per intero nel punto 3. Va però detto che per questi docenti è allo studio un canale abilitativo “ad hoc”, con la possibilità di essere ammessi direttamente ai TFA senza prove selettive (punto assai caldeggiato dal Pd e annunciato in passato dal Ministro).

È di per sé evidente che, se si avverasse l’ipotesi descritta al punto 4. (accesso degli ammessi al TFA al concorso con maggiori possibilità di successo), l’appeal dei TFA crescerebbe e potrebbe rappresentare una opportunità aggiuntiva per quanti sono interessati a diventare docenti.

Per effetto di questa ipotesi, la via del TFA potrebbe diventare allettante addirittura per i docenti di cui ai punti 1. e 2. (abilitati e/o in Gae), con almeno 3 anni scolastici di servizio alle spalle.

Infine, va chiarito che il concorso non costituisce un automatismo, ma dipende dagli effettivi fabbisogni regionali per ordini di scuola e classi di concorso. Se ci sono posti vacanti a livello regionale, i concorsi si tengono; altrimenti, no. Al momento si presuppone che le classi di concorso rimangano quelle attuali.