Ma la sentenza Ue davvero stabilizza, o si tratta di propaganda?

Circoscritta la questione – numericamente non irrilevante – dei posti vacanti e disponibili, passiamo al merito della sentenza, commentata dai sindacati e dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione il più delle volte con un uso indulgente del termine “stabilizzazione”.

Noi non abbiamo mai letto nella sentenza il termine stabilizzazione o sinonimi. Perché?

La prima ragione è ovvia, e nota prima di qualsiasi pronuncia della Corte Europea. Questa non risolve la controversia nazionale, ma rimanda al giudice nazionale l’onere di risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte e vincola gli altri giudici nazionali ad agire come il primo giudice in caso di controversie simili.

La seconda ragione è che la Corte Europea rileva l’abuso nella normativa italiana della successione di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili, “senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo qualsiasi possibilità (…) di ottenere il risarcimento del danno eventualmente subito a causa di un siffatto rinnovo”.

Questo è il “cuore” della sentenza, l’illegittimità del rinnovo di contratti di lavoro a tempo determinato per soddisfare esigenze permanenti e durevoli. La sentenza indica al legislatore due percorsi efficaci per uscire dall’ambito sanzionatorio: l’indizione, frequente e regolare nei tempi, di procedure concorsuali, e la necessità di risarcire il personale che ha sofferto la reiterazione di questi contratti a tempo determinato (essenzialmente, con il pagamento dei mesi estivi – al netto della disoccupazione -, dei ratei di tredicesima e dell’eventuale progressione di carriera per chi sarebbe arrivato a maturare gli scatti di anzianità).

D’altra parte, se davvero si procedesse alla stabilizzazione di tutto il personale con almeno 36 mesi su posti vacanti e disponibili, probabilmente bisognerebbe sospendere ogni procedura concorsuale per i prossimi anni, per la mancanza di posti da bandire. Con l’effetto di creare nuovo precariato con 36 mesi di anzianità nei prossimi anni. E nuove sentenze “stabilizzanti” e nuovi blocchi delle procedure concorsuali. E nuovo precariato, nuove sentenze e nuovi stop a concorsi. Praticamente la paralisi del reclutamento scolastico per gli anni a venire.

Le ipotesi di intervento governativo sul reclutamento, invece, prevedono proprio il ripristino di procedure concorsuali regolari. Procedure concorsuali che fanno paura a molti…