Walter Tocci ‘eminenza grigia’ dell’opposizione al ddl scuola?

L’aspetto più eclatante dell’iter che In queste settimane sta seguendo il disegno di legge n. 1934 sulla scuola è quello delle proteste che lo investono da più parti: partiti di opposizione, sindacati, gruppi differentemente organizzati di docenti o aspiranti tali, cittadini comuni.

Tra questi, uno dei ruoli più importanti, al punto da mettere a rischio la stabilità del Governo in caso di richiesta di fiducia sul probabile emendamento, lo sta svolgendo la minoranza Pd, i cui leader – Fassina, Gotor. Martina, Mineo – alternano dichiarazioni di profonda bellicosità a segnali di apertura.

Se dobbiamo individuare tuttavia un’eminenza grigia in questa opposizione, una critica sistematica e sui contenuti al disegno di legge, questa sembra aggregarsi attorno alla figura del senatore del Pd e membro della VII Commissione Walter Tocci, il cui blog (http://waltertocci.blogspot.it/) è diventato uno degli spazi pubblici più seguiti dove il politico reatino illustra critiche, ipotesi legislative alternative, spunti di riflessione, che vengono ripresi e commentati ormai costantemente da tutti gli oppositori al disegno di legge.

Il post di oggi 22 giugno è molto severo, ma anche documentato, come di consueto, si intitola Uno, nessuno, centomila, e invita a “ristabilire la verità sul disegno di legge”, contro cinque “principali mistificazioni”.

Sulle assunzioni, Tocci rimprovera al Governo il calo delle assunzioni (da 150 a 100mila), e ricorda come molte assunzioni andavano comunque coperte (“Anche senza la legge bisognava comunque coprire 44 mila posti, anzi sarebbe un’omissione di atti d’ufficio non assumere nessuno. Le procedure dovevano essere attivate con largo anticipo, e invece si faranno le nomine in affanno ad agosto. Il governo rischia il caos all’inizio dell’anno scolastico per utilizzare i centomila come arma di pressione nell’approvazione di una legge sbagliata”).

Sull’Autonomia, il senatore Pd, scrive: “Si continua a ripetere che per fare le chiamate occorre il nuovo modello organizzativo della buona scuola. E’ falso. Già sono in vigore tutte le norme sull’organico dell’autonomia, sul potenziamento, sulle reti di scuole”. E ancora: “Il governo doveva quindi solo adottare le linee guida e procedere alle assunzioni. Ma era forse troppo semplice, ha preferito riscrivere le stesse norme in un confuso testo di cento pagine pur di poter dire che si faceva la riforma della scuola. Comunicare è sempre più facile che governare”.

Sull’Alternanza scuola lavoro, Tocci scrive che “anche qui si tratta di una novità già vista. Il Parlamento aveva legiferato in materia (n. 128 del 2013), rinviando l’attuazione a un regolamento, ma il governo invece di scriverlo ricomincia da capo chiedendo una delega a scrivere il regolamento. Fa più notizia approvare una legge che attuarla”.

Sui soldi agli insegnanti, il parlamentare democratico irride la Card per le spese per la formazione e la cultura e l’incentivo individuale (“Sull’incentivo si sono dette tante sciocchezze. Non c’entra nulla con la valutazione, come spiegano bene gli esperti, si ridurrà a un compenso per le persone che coadiuveranno il preside nelle funzioni didattiche e gestionali, come previsto al comma 6 dell’articolo 9 del testo Camera”)

Sulla Cultura umanista(ica) infine, Tocci scrive: “L’attenzione si è rivolta all’errore grammaticale dello speech presidenziale, ma è più grave il contenuto. Si complica la questione didattica invece di migliorarla. Sono ripristinate alcune discipline che erano state cancellate dalla Gelmini, dall’arte, alla musica, non la geografia chissà perché. È una meritoria intenzione ma il metodo è vecchio. Si aggiungono singole discipline che inevitabilmente vanno a restringere il tempo disponibile delle altre, senza una rielaborazione della metodologia. Si aggrava il difetto dell’attuale didattica, già troppo estensiva e poco intensiva. Il mondo nuovo richiede precisamente il contrario”.

Le conclusioni di Tocci sono da opposizione che più intransigente è difficile immaginare: “L’unica novità (del ddl) è l’applicazione ossessiva di uno solo al comando anche nel mondo della scuola.Nessuno dei veri problemi viene affrontato, né la riforma dei cicli, né l’abbandono degli studenti, né il neoanalfabetismo degli adulti. I centomila sono utilizzati come una clava per imporre scelte inutili o dannose. Uno, nessuno e centomila, è il titolo di un dramma che racconta lo smarrimento del protagonista”.

L’impressione è che la riforma sulla scuola, indipendemente da quanto di giusto o di sbagliato vi sia al suo interno, meritasse un’opposizione così severa e competente, quasi da Prima Repubblica vorremmo dire. Ma forse in pochi si sarebbero aspettati di trovarla proprio all’interno del partito il cui leader “si gioca tutto sulla scuola”.