Tuttoscuola: Turismo scolastico

Viaggi di istruzione: da momento di svago a occasione formativa

Come trasformare il Turismo Scolastico in nuovo modo di fare scuola e in uno strumento per soddisfare la bulimia esperienziale dei giovani

Il turismo scolastico non può più essere considerato un rito né un premio. Deve invece diventare parte integrante dell’attività scolastica ed essere vissuto da insegnanti e alunni come un’esperienza di gruppo importante.
Ezio Sina, del Dipartimento della Programmazione ministeriale del Ministero della Pubblica Istruzione, ha ribadito con forza questo concetto in ciascuna delle tre città (Napoli, Roma e Pescara) toccate nel corso del TTG Roadshow su “Bullismo e Viaggi di istruzione: come trasformare un’esperienza di viaggio in un’occasione formativa“.

Lo stesso Sina ha tenuto a precisare che tutto questo è giuridicamente avallato dal C.M. 291 dell’ottobre ’92, il quale definisce il viaggio di istruzione come “un momento di arricchimento conoscitivo, culturale, umano e professionale”. Profondamente errato quindi escludere dai viaggi gli allievi più esuberanti, ai quali l’esperienza della lezione fuori dalle mura scolastiche non può invece fare che bene, “a patto – raccomanda Sina – che il consiglio di classe individui e definisca prima della partenza compiti e responsabilità di tutti: dai docenti e capicomitiva ai ragazzi stessi”. Portare in viaggio allievi con manifestazioni comportamentali difficili significa inoltre prevedere con largo anticipo e con l’assenso delle famiglie, i tipi di sanzione da adottare, soprattutto quelle più radicali, in presenza di gravi episodi o in quei momenti del viaggio che meglio si prestano alla trasgressione, come lo shopping e le serate.

Per assicurarsi la partecipazione attiva dei ragazzi più esuberanti è inoltre importante presentare all’intera classe il viaggio studio come un progetto di lavoro comune. Il consiglio arriva da Melania Cammisa, consulente turistico e docente dell’Istituto per i Servizi Commerciali e Turistici Paolo Boselli di Torino, che suggerisce di legare il viaggio ad attività di laboratorio pre e post tour da effettuare in classe. “Il laboratorio inteso come ‘spazio mentale’ – specifica Cammisa –,in cui si incoraggia la creatività e la capacità dei ragazzi di risolvere i problemi. Non dimentichiamo – aggiunge – che i giovani, in generale, vogliono essere stupiti da qualcosa che li coinvolga e li diverta: vogliono essere cioè incuriositi e protagonisti. E il bullismo è una forma di protagonismo, inteso come voglia di essere al centro”.

La natura e gli obiettivi del turismo scolastico vanno dunque totalmente rivisti, e questa responsabilità di rilettura dell’esperienza di viaggio è delegata anche gli operatori del settore. “Le aziende del comparto – dichiara Paola Tournour-Viron, di TTG Italia, società specializzata in comunicazione integrata per il turismo – devono dare al viaggio scolastico la stessa dignità che danno ad altri prodotti turistici. La programmazione va quindi tarata sulle nuove ed effettive necessità delle scuole, che sempre di più nel prossimo futuro dovranno imparare a utilizzare il viaggio come momento formativo e non più come una semplice gita di piacere. Le offerte di prodotto devono dunque tenere conto delle nuove tendenze della domanda turistica tipiche della fascia giovane e, in risposta al bisogno di protagonismo, esperienzialità e life-catching espressi dall’utenza, offrire prodotti basati su viaggi-obiettivo; scambi culturali; partecipazione a grandi eventi legati a sport, arte e cultura, prediligendo sempre e comunque l’interattività e il conseguente coinvolgimento di tutti i partecipanti”.

Il TTG Roadshow su “Bullismo e Viaggi di istruzione: come trasformare un’esperienza di viaggio in un’occasione formativa” si è svolto dal 13 al 15 novembre, con tappe a Napoli, Roma e Pescara.

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