Tfa speciali, quale selezione all’ingresso?

Il decreto istitutivo dei percorsi speciali abilitanti è stato registrato alla Corte dei Conti. Occorre limare i dettagli

Come abbiamo detto nella precedente notizia Riunione Miur-sindacati, al centro gli stipendi degli insegnanti, dei tribolati Tfa speciali (o, più correttamente, percorsi speciali abilitanti) si parlerà il prossimo mercoledì 3 luglio, giorno per il quale le organizzazioni sindacali sono state convocate al Miur.

La riunione si terrà proprio all’indomani della notizia della conferma della registrazione alla Corte dei Conti del decreto di modifica al DM 249/10 per i docenti precari non abilitati, che attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Di che cosa si deve discutere allora? Della possibilità di eliminare del tutto il test iniziale di accertamento delle competenze, e della possibile estensione dei i requisiti di partecipazione al percorso di abilitazione, anche all’anno scolastico ormai arrivato a conclusione.

La vicenda dell’istituzione dei Tfa speciali ha spaccato il due il mondo della scuola e chi nella scuola vorrebbe insegnare.

Da un lato, sono contrari ai Tfa speciali (specie se privi di selezione o con selezioni blande di accesso) coloro che hanno già sostenuto – passandola – una selezione dura per accedere ai Tfa ordinari; gli 800 docenti universitari che hanno sottoscritto un appello che invitava Parlamento e Governo a non attivare questi Tfa speciali senza sottoporre gli aspiranti a una seria verifica delle loro competenze; le leve dei laureati più giovani o con differenti esperienze professionali, che potrebbero vedere preclusa qualsiasi aspirazione a nuovi Tfa ordinaria a causa dell’”occupazione” di questi percorsi di accesso da parte di un numero elevatissimo di aspiranti all’abilitazione (almeno 70.000, numeri che, tra l’altro, verosimilmente metterebbero le università nell’impossibilità di gestire i TFA speciali in modo efficiente e meritocratico).

Dall’altro lato, ci sono i favorevoli ai Tfa speciali con la minore selezione possibile per l’accesso, rappresentati dai precari, che valutano come grave l’idea che si proceda a inserimenti di leve giovani e con minore o nessuna esperienza di insegnamento, prima che sia avvenuto il loro inserimento in ruolo, e contestano l’idea che, dopo essere stati utilizzati per anni come insegnanti nelle supplenze, si debba svolgere nei loro confronti una nuova selezione per valutarli come idonei per attività che essi già svolgono.

Non c’è dubbio che le organizzazioni sindacali, con diverse sfumature di convinzione, si muovono tutte a fianco dei favorevoli ai Tfa speciali con poca o nessuna selezione in ingresso, anche in ragione della numerosità e compattezza dei precari.

Però forse non dovrebbero essere le uniche campane ad essere ascoltate.