Si vara il decreto legge sui nodi irrisolti dei precari?

Al primo punto dell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, convocato per venerdì 25 luglio alle ore 10, figura la trattazione, proposta dalla Presidenza stessa e dal ministro Moratti, di un “decreto-legge concernente disposizioni urgenti per il finanziamento delle spese sostenute per l’espletamento della sessione riservata di esami di cui all’articolo 2 della legge n. 124 del 1999” .

Poiché le spese per la sessione riservata si riferiscono all’esercizio 2000, quando furono organizzati i corsi per l’abilitazione di numerosi docenti precari, sembra improbabile che il motivo di urgenza del decreto sia (tre anni dopo) l’integrazione dei fondi appositamente stanziati dalla legge 124/1999.

La copertura delle spese potrebbe essere il pretesto formale, ma il vero motivo del decreto potrebbero invece essere i precari e le numerose questioni dei diversi punteggi attribuiti alle abilitazioni o alle specializzazioni conseguite.

Dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato il 14 luglio scorso l’attribuzione dei 18 punti ai precari storici – non legittimata da apposita norma di legge, anche se voluta da ordini del giorno della Camera e condivisa da sindacati e Cnpi – per equilibrare i 30 punti attribuiti ai precari-sissini, il Miur ha dato disposizioni agli uffici scolastici regionali per procedere all’immediata rettifica delle graduatorie.

Il ministro Moratti, mentre da una parte si adegua alla sentenza del Tar per non compromettere la regolarità di avvio dell’anno scolastico, dall’altra potrebbe aver deciso di porre fine, una volta per tutte, allo stillicidio di sentenze di segno contrapposto che negli ultimi anni (e già prima del suo arrivo) hanno contrassegnato l’attuazione della legge sul precariato, varando una norma di interpretazione autentica di diverse questioni controverse contenute nella legge 124/99.