Da Milano arrivano voci di un aumento degli iscritti nelle scuole paritarie dell’infanzia e del I ciclo. Difficile capire se questo significa anche una parallela diminuzione delle iscrizioni alla scuola statale, visto che le regioni settentrionali sono interessate ad un generalizzato aumento della popolazione scolastica, soprattutto per la presenza in continuo aumento di alunni stranieri.
Aumento di iscritti alle private non significa, quindi, calo di iscrizioni alle statali. Ma se fosse? Quali potrebbero essere le ragioni di questa preferenza?
La preferenza non avrebbe certamente motivazioni ideologiche, ma molte concrete. La riforma Gelmini vale sia per la scuola statale sia per la scuola paritaria. Non è, come qualcuno ha già sbrigativamente affermato, una fuga da quella riforma, perché quello che non si vuole nella statale lo si ritrova nella paritaria.
Gli anticipi nella scuola dell’infanzia – una novità della riforma – valgono in modo uguale per statale e per la paritaria. Il docente unico di riferimento è una novità per la statale ma non per la paritaria.
Il taglio delle compresenze riguarda la scuola statale, ma non coinvolge la paritaria che ne è già sostanzialmente priva oggi.
Allora, quale è un possibile motivo della preferenza? Il tempo scuola.
A Milano, dove il tempo lungo è una necessità di molte famiglie e una diffusissima abitudine organizzativa delle scuole, le famiglie pressate da ragioni di lavoro non possono correre il rischio di avere una scuola dal tempo corto. E, per sicurezza, scelgono la scuola paritaria dove non vi sono vincoli di organico e di tempo scuola.
Vi potrebbe essere un’altra ragione: la contestazione alla riforma Gelmini potrebbe portare ad una stagione di contrasti, mobilitazioni e scioperi. Molte famiglie vedono in questo senso la scuola paritaria più sicura della scuola pubblica.
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