Scuola & politica/2. Governare al tempo di twitter

Nella sua prima settimana da ministro dell’istruzione, università e ricerca Stefania Giannini si è lanciata in una fitta sequenza di dichiarazioni, interviste audio-video e tweet che danno la misura di quanto sia cambiata la comunicazione, sul confine tra pubblica e privata.

Un processo acceleratosi in modo iperbolico con lo sviluppo dei nuovi media e dei social networks, ma anche in parte legato alle caratteristiche soggettive degli individui, alla loro personalità: da quella estroversa e aperta – se confrontiamo gli inquilini di viale Trastevere degli ultimi trenta anni – di un Luigi Berlinguer a quella estremamente riservata di Letizia Moratti e, prima di lei, di Franca Falcucci, della quale si conoscevano a mala pena poche, sobrie fotografie.

Per venire a tempi più recenti, il punto di svolta verso forme di comunicazione più dirette e meno istituzionali lo si è avuto con Mariastella Gelmini, che per prima si è avvalsa largamente dei social, da youtube a twitter.

Con i due rettori-ingegneri Francesco Profumo e soprattutto Maria Chiara Carrozza le nuove tecnologie della comunicazione 2.0 hanno segnato la loro definitiva affermazione, consentendo a Stefania Giannini, che ingegnere non è ma come glottologa e linguista è naturaliter esperta di vecchi e nuovi linguaggi, la scintillante partenza lanciata multimediale di questi giorni da neoministro: carta stampata (sei interviste a quotidiani, quattro nelle stesso giorno, il 23 febbraio), radio, TV, facebook e soprattutto twitter.

Molti gli argomenti trattati, o meglio sfiorati, come costringono a fare i max 140 caratteri di twitter, dal bonus maturità al liceo di quattro ore, dalla meritocrazia al reclutamento diretto dei docenti da parte delle scuole, dagli scatti di anzianità all’edilizia scolastica alla scuola paritaria. Tutti temi complicati e controversi, che il neoministro ha affrontato senza riservarsi, prudentemente, approfondimenti successivi. Ma poi forse se ne è accorta lei stessa perché, nell’intervista a Repubblica, ha detto che studierà “come una secchiona” per capire meglio come funziona “la macchina” che le è stata affidata.