“I viaggi d’istruzione, a mio avviso, andrebbero aboliti e se i professori non vogliono più accompagnare gli studenti hanno ragione”. Non potrebbe essere più netta la condanna dei viaggi di istruzione pronunciata da Giorgio Rembado, presidente della più rappresentativa associazione dei presidi (ANP), nell’intervista rilasciata a Repubblica dopo l’ultimo incidente mortale nel quale è stato coinvolto uno studente diciassettenne in visita all’Expo di Milano.
Non è la prima volta che, all’indomani di incidenti luttuosi che coinvolgono studenti e insegnanti in ‘gita’ scolastica, durante il viaggio o nella località di destinazione, si leva la voce di coloro che chiedono di rinunciare a quella che è una delle più antiche e consolidate consuetudini della scuola italiana.
Una voce resa più forte dall’immediato rimbalzo delle notizie sui media, vecchi e soprattutto nuovi, e dalle ondate emotive che esse suscitano nell’opinione pubblica.
Ci permettiamo di non essere d’accordo. Pur comprendendo le ragioni di chi propone l’abolizione dei viaggi (dalla crescente difficoltà di reperire insegnanti accompagnatori al rischio di eventi imprevedibili, legati anche ai comportamenti dei giovani), riteniamo che sarebbe un errore puntare sulla loro soppressione anziché sull’obiettivo di renderli più sicuri e più utili sotto il profilo educativo. La pensa così, del resto, anche il numero uno della scuola, il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, che non lascia spazio a dubbi né incertezze: “Le gite scolastiche non sono in discussione, non sono queste organizzazioni le cause di questi drammi”, riferendosi alla morte dello studente toscano precipitato da una finestra d’albergo a Milano dove si trovava con la scuola.
Dal Grand Tour e dal “Viaggio in Italia” di Goethe fino al tempo dei voli e degli spostamenti low cost, che favoriscono assai più che in passato la mobilità degli studenti a livello individuale, l’esperienza di una classe in viaggio di istruzione (non in gita di piacere, e magari in discoteca) costituisce tuttora un evento memorabile nella vita dei giovani, e può essere ben utilizzata sul piano didattico. Significheranno pur qualcosa, per fare solo un esempio, le centinaia di migliaia di studenti entusiasti, curiosi e interessati, provenienti da tutta Italia e dall’estero, che hanno affollato l’Expo 2015, accompagnati dai loro insegnanti?
2. Viaggi di istruzione: una tradizione da rilanciare su basi forti
Chi ha esperienza di scuola sa che le ‘gite scolastiche’, come abitualmente i giovani chiamano i viaggi di istruzione, suscitano la curiosità e l’interesse degli studenti, che spesso ne discutono tra di loro e con gli insegnanti. Non sarebbe facile spiegare a quel milione e 400 mila studenti (dati Touring Club) che ogni anno vanno in gita che per evitare incidenti, per la loro sicurezza, per l’indisponibilità di accompagnatori, la ‘gita’ non si farà più.
E perché far mancare a queste nuove generazioni, già spinte all’individualismo dai videogiochi (e anche da una didattica che non utilizza quasi mai il cooperative learning), un’esperienza di apprendimento non formale di gruppo, come può essere considerato un viaggio di istruzione ben organizzato e preparato?
Meglio sarebbe a nostro avviso, piuttosto che indulgere a scorciatoie abolizioniste, orientare il dibattito in corso verso l’individuazione di misure che rendano i viaggi di istruzione più sicuri sul piano organizzativo e più efficaci su quello pedagogico.
Riteniamo che in questa prospettiva sia importante acquisire l’apporto di tutti i soggetti interessati: gli studenti, gli insegnanti, i dirigenti scolastici e anche, con particolare attenzione, i genitori, che sono i principali destinatari della campagna mediatica che – magari senza una precisa consapevolezza da parte di chi la conduce – rischia di mettere la parola fine a un’esperienza di vita, e anche di apprendimento, che a nostro parere conserva intatta la sua capacità di restare positivamente impressa nella memoria dei giovani, di essere insomma una parte importante del loro imprinting scolastico, cognitivo ed emotivo.
Ci sembrano sagge ad esempio le parole di un dirigente scolastico di grande esperienza come Mario Rusconi, vicepresidente Associazione Nazionale Presidi: “Le gite nelle scuole secondarie sono diventate una kermesse liberatoria degli spiriti nascosti degli studenti. Tuttavia ci sarebbero dei metodi per evitare che questo accada. Innanzitutto la scuola dovrebbe regolamentare il comportamento in gita comminando delle sanzioni adeguate, dall’abbassamento del voto in condotta fino all’espulsione, in base alla gravità dei comportamenti tenuti dai ragazzi. Questo può comunque non bastare, se poi i genitori, cosa che accade spesso nella mia esperienza, tendono a minimizzare le bravate accadute in gita”.
3. Proposte per un turismo scolastico sostenibile
Nell’ottica del miglioramento, e non della soppressione, dei viaggi di istruzione, che è quella nella quale ci poniamo, proviamo a formulare, e a sottoporre al dibattito, alcune proposte che potrebbero contribuire ad affrontare la questione nei suoi principali aspetti: quello pedagogico-didattico e quello organizzativo e della sicurezza.
Sul versante pedagogico-didattico non mancano le buone pratiche, che andrebbero però generalizzate: adeguata motivazione del viaggio proposto, da sottoporre anche al Consiglio di istituto, precisa programmazione dei risultati attesi dal punto di vista didattico sia durante che dopo lo svolgimento del viaggio, coinvolgimento in tale azione di programmazione degli altri docenti membri del Consiglio di classe.
Sul versante organizzativo, che è quello più messo in discussione dai sostenitori della soppressione dei viaggi (tale dovendosi considerare in pratica anche la proposta di ridurli a un solo giorno), si dovrebbe provvedere in varie direzioni. Ne indichiamo alcune:
Sia chiaro, incidenti possono sempre esserci, ma con misure come quelle indicate essi sarebbero contenuti, e certamente quelli che sfortunatamente accadessero in occasione di viaggi di studio si collocherebbero quantitativamente – come peraltro avviene già oggi – al di sotto delle medie statistiche che si registrano nella normale vita di tutti i giorni.
4. Viaggi di istruzione/4. La responsabilità in vigilando dei docenti
È un problema annoso, spesso sottovalutato, che affiora sistematicamente ogni volta che avviene un incidente o un fatto luttuoso ad un alunno in gita: la responsabilità degli insegnanti. Il quadro normativo completo sui viaggi di istruzione è proposto nell’Annuario dei viaggi di istruzione edito da Tuttoscuola, di cui è in uscita la diciottesima edizione (per informazioni:http://www.tuttoscuola.com/turismoscolastico e tuttoscuola@tuttoscuola.com ). Estrapoliamo qui alcune informazioni.
Art. 2048 del Codice Civile: …”2. I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un’artesono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza.
3. Le persone indicate dai commi precedenti sono liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non aver potuto impedire il fatto”. Gli insegnanti rientrano nella categoria dei precettori.
L’art. 61 della Legge 11 luglio 1980 n. 312 disciplina la responsabilità patrimoniale del personale direttivo, docente, educativo e non docente proprio in materia di vigilanza verso gli alunni: “Laresponsabilità patrimoniale del personale direttivo, docente, educativo e non docente della scuola materna, elementare, secondaria ed artistica dello Stato e delle istituzioni educative statali per danni arrecati direttamente all’Amministrazione in connessione a comportamenti degli alunni è limitata ai soli casi di dolo o colpa grave nell’esercizio della vigilanza sugli alunni stessi. ….”.
È convenuto in diritto che il danno causato dal minore non è solo verso altri, ma anche verso se stesso.
Insomma, esclusi i casi di dolo o colpa grave, il docente non ha responsabilità sulla vigilanza degli alunni. Ma cos’è colpa grave? In diritto si parla in proposito di grave imprudenza, grave imperizia, grave negligenza. La mancata vigilanza può rientrare nella fattispecie della grave negligenza, quando non si opera come un buon padre di famiglia.
I docenti accompagnatori in gita scolastica operano sempre come buon padri di famiglia?
Talvolta no, in particolare quando consentono per lungo tempo totale autonomia ai ragazzi (minori in particolare), lasciati liberi, ad esempio, di muoversi da soli in città sconosciute (anche straniere) o fuori da qualsiasi controllo, se pur discreto, dell’adulto, facendo affidamento sulla capacità di autonomo giudizio e comportamento razionale dei ragazzi.
L’onere di vigilanza, in casi simili, si attenua fino ad annullarsi e l’esposizione al rischio è notevole, con tutte le possibili conseguenze.
L’incarico di docente accompagnatore comporta impegno e responsabilità; va esercitato con attenzione e, anche per questo, deve essere opportunamente compensato.
5. Viaggi di istruzione/5. Compensi per docenti accompagnatori, ci vuole un fondo ministeriale
La legge 266/2005 ha soppresso l’indennità di trasferta sul territorio nazionale (diaria intera o ridotta). Le diarie per le missioni all’estero sono state soppresse dalla legge 122/2010.
I viaggi di istruzione possono essere inseriti tra le attività da compensare col fondo dell’istituzione scolastica. Si può quindi stabilire una somma forfetaria per ogni giorno di uscita per ogni viaggio a carico del Fondo d’istituto (FIS).
Il docente accompagnatore in gita scolastica, quindi, può fruire, spesso in forma forfetizzata, del compenso per prestazioni aggiuntive all’orario d’obbligo da liquidare a carico del Fondo d’istituto.
Il CCNL del comparto scuola nella Tabella 5 prevede tre tipologie di compenso:
– ore aggiuntive per corsi di recupero: euro 50 all’ora (lordi)
– ore aggiuntive di insegnamento: euro 35 all’ora (lordi)
– ore aggiuntive non d’insegnamento: euro 17,50 all’ora (lordi)
Il compenso per i docenti accompagnatori (quando erogato) rientra nella terza tipologia (17,50/ora lordi, pari a circa 12 euro netti).
È evidente che per il carico di responsabilità connesse con l’attività di accompagnamento e di vigilanza il compenso non può essere considerato alla pari delle altre attività di non insegnamento retribuite per 17,50 euro lordi all’ora.
Occorre individuare una nuova tipologia di compenso per attività aggiuntive (accompagnamento alunni in viaggi di istruzione), prevedendo un compenso pari almeno a quanto previsto per i corsi di recupero (50 euro all’ora).
In attesa di attivare il rinnovo del CCNL, potrebbe essere costituito un apposito fondo nazionale.
Con un fondo di 100 milioni si possono compensare due milioni di ore di accompagnamento.
Ecco alcuni link di approfondimento:
Gite scolastiche/1: Le scuole sono totalmente autonome
Gite scolastiche/2: La partecipazione dei genitori e lagenzia di viaggio
Gite scolastiche/3: Come gestirle in sicurezza
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