
Quel pasticcio politico delle graduatorie
In Senato si gioca nei prossimi giorni la sorte della riapertura delle Graduatorie ad Esaurimento (GaE), prevista dal comma 2-ter dell’articolo 14 del “Milleproroghe”, ma è in gioco anche un confronto politico anche all’interno degli stessi schieramenti.
C’è prima di tutto il PD che si trova in una situazione di contraddizione da cui non è facile uscire. Con Fioroni e Bastico cinque anni fa il Pd di Prodi riuscì nell’impresa di porre fine alle graduatorie permanenti (che si riempivano continuamente di precari senza svuotarsi mai), trasformandole in GaE. Ma proprio un parlamentare del PD, l’on. Russo, con un’iniziativa personale (è anche la linea del partito? Fioroni è d’accordo?) ha presentato alla Camera, con successo, un emendamento di apertura delle GaE. L’aveva già tentato l’estate scorsa, sfiorando l’ok.
Il Pd sembra ora fare quadrato attorno a quell’emendamento che sconfessa, di fatto, la linea del 2006, anche se da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e non si sono realizzate quelle condizioni (nuovi concorsi) che il provvedimento Fioroni abbinava alla chiusura delle graduatorie permanenti.
Esponenti della Lega nord cadono in contraddizione addirittura nello stesso passaggio parlamentare: i senatori Calderoli, Bodega, Garavaglia (Massimo) e Vaccari, dopo aver firmato insieme ad altri (i compagni di partito Pittoni e Leoni, il terzopolista Valditara e i pidiellini Possa – presidente della Commissione Istruzione – e Asciutti) l’emendamento 14.10 contro la riapertura delle Gae, ne vergano un altro (1.0.1) che va in senso opposto.
La situazione è imbarazzante anche per lo stesso ministro Profumo, che al momento della presentazione dell’emendamento alla Camera sembra abbia dato il suo assenso informale, probabilmente senza conoscere bene la delicata materia. Ora, debitamente informato, si dice che non vorrebbe quella riapertura che farebbe saltare il suo progetto sul reclutamento degli insegnanti.
Come uscirne senza troppi danni? Profumo o chi per lui al momento del voto potrebbe rimettersi alla decisione dell’Aula, senza esprimere parere contrario o favorevole all’emendamento 10.4 che prevede la cancellazione di quel comma 2-ter approvato alla Camera.
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