Quei lunghi 30 giorni senza supplente

L’agenda dell’incontro di martedì prossimo fra sindacati e ministro Moratti prevede un altro punto cruciale riguardo alle supplenze. Si tratta dell’articolo 13 della Finanziaria 2002 (disegno di legge n. 699 già presentato al Senato), che intende introdurre il limite minimo di 30 giorni di assenza dei docenti dei diversi ordini di scuola per far scattare la nomina di un supplente.
Attualmente le norme in materia di supplenza prevedono la nomina di docente supplente, nella scuola media e negli istituti superiori, dopo 10 giorni di assenza del titolare; nomina immediata invece nella scuola materna e anche nella scuola elementare con l’eccezione, per quest’ultima, di nomina del supplente dopo un’assenza di 5 giorni in base a delibera del collegio docenti.
10, 0 e 5 giorni, dunque, sono i limiti attuali, ma l’art. 13 li vorrebbe spazzare via con un secco 30 giorni: la supplenza sarebbe così servita calda (di proteste e di disagi).
Da subito quel “30 giorni” è sembrato a molti più una provocazione che una proposta, o forse una scelta tattica che nascondeva un obiettivo diverso (15, 20 giorni?) da conseguire nella mediazione.
Di fronte alle proteste sindacali per un reale rischio di ingestibilità organizzativa delle scuole, la Moratti si è già dichiarata disponibile a rivedere la proposta, come è stato dimostrato giovedì scorso al Senato, dove, con il parere favorevole del ministro, la Commissione istruzione ha votato per una riduzione del limite dei 30 giorni e ha escluso comunque completamente dalla disposizione la scuola dell’infanzia.
Il pesante limite dei 30 giorni di assenza previsto (teoricamente) prima di procedere a nomine di supplenza potrebbe dunque essere abbassato. Se no sarà sciopero.