Quei 7.800 che hanno rifiutato il ruolo

Il comunicato del Miur che dà conto dell’esito conclusivo della fase C non dice tutto di quanto avvenuto in questa ultima fase del piano straordinario di assunzioni.

Il ministro Giannini ha dichiarato: Siamo molto soddisfatti della risposta degli insegnanti e del buon funzionamento della macchina amministrativa”. Nel comunicato si precisa che “In 47.465 hanno detto sì, il 97,3%. In 274 hanno rinunciato esplicitamente, in 1.055 non hanno risposto e, dunque, in base alla legge 107, risultano anch’essi rinunciatari”.

In effetti i docenti che hanno detto no al ruolo sono molti di più.

I posti dell’organico potenziato, comuni e di sostegno, da ricoprire nella fase C erano 55.258 secondo la tabella 1 allegata alla legge 107/15: 48.812 comuni e 6.446 di sostegno.

Già le domande presentate per accedere al ruolo erano state al di sotto del previsto: soltanto 48.794, cioè con 6.464 docenti che hanno preferito restare iscritti in graduatoria e attendere tempi migliori per il ruolo.

Ma di quei 48.794 che hanno tentato la sorte 1.329 hanno rinunciato (274 hanno esplicitamente detto no e altri 1.055 non hanno nemmeno risposto), perdendo quindi ogni futuro diritto al posto.

Alla fine 7.793 docenti hanno, dunque, rinunciato al ruolo, lasciando vacanti altrettanti posti, pari al 14% dell’organico potenziato.

Non sono pochi e possono incidere sull’efficacia dell’organico aggiuntivo, compromettendo, ad esempio come segnala l’Anp, la copertura certa dei posti dei vicari.

Poiché la mancata copertura totale dei posti determinerà un risparmio consistente su vari capitoli di spesa (compreso quello relativo alla card dell’aggiornamento), occorre uno strappo alle regole per non vanificare l’effetto completo del nuovo organico e dare risposta al distacco dei vicari.

Nel frattempo c’è da chiedersi: quali ragioni hanno indotto tanti docenti a rinunciare al ruolo in tempi di crisi economica? Soltanto la voglia di un posto comodo sotto casa?