Precari, vil razza dannata

“I poli uniti spingono l’esercito dei precari”. Con un articolo in prima pagina del Corriere della Sera, il politologo Angelo Panebianco ha effettuato qualche giorno fa (il 5 febbraio) una delle sue non infrequenti incursioni sul terreno delle politiche educative.
Il bipolarismo all’italiana, sostiene il Panebianco politologo, subisce vistose eccezioni quando si tratta di fare “operazioni pessime, come inquadrare, mediante forme appena mascherate di ope legis, legioni di precari nella scuola”. In tal caso si forma una specie di “partito unico”, senza più distinzione tra destra e sinistra. Panebianco si riferisce ad un disegno di legge attualmente in discussione al Senato: quello stesso che cerca di mettere fine alla guerra tra “precari” e “sissini”, ma che con l’occasione consente anche a chi, non abilitato, abbia insegnato per almeno 360 giorni nel quadriennio 1999-2003, di conseguire l’abilitazione mediante la frequenza di un corso riservato.
Che fare? Il Panebianco educazionalista, sostenitore delle SSIS e della formazione universitaria dei docenti, invita il ministro Moratti a fare rispettare la sua riforma, e a bloccare l’ennesima riedizione di un film già visto più volte a partire dagli anni settanta. Ma non si fida del “partito unico” che agisce in Parlamento, e così invita le associazioni dei genitori a premere sui partiti, anche costituendo apposite “lobbies”, perché sia riservata più attenzione per la professionalità degli insegnanti. Cominciando col bocciare i corsi riservati ai precari.
Per la verità il disegno di legge parla di corsi di un anno, organizzati dalle università: qualcosa di diverso, almeno in linea teorica, dai vecchi corsi ministeriali con abilitazione semiautomatica. Ma Panebianco non si fida, e fa appello alla lobby dei genitori…
Nel frattempo è ripreso l’esame del disegno di legge, la cui approvazione condiziona l’avvio delle procedure amministrative per l’aggiornamento delle graduatorie permanenti, che è pregiudiziale per l’utilizzo del contingente di 15 mila nomine autorizzate dal governo.
Singolare è apparso il comportamento a Palazzo Madama del rappresentante del governo, che in un primo momento ha espresso parere contrario su tutti gli emendamenti presentati da maggioranza e opposizione, ad eccezione di quelli aventi un contenuto tecnico, salvo tirarsi fuori al termine della discussione dichiarando di ritirare “i pareri espressi sugli emendamenti”, adducendo la delicatezza della materia (che esula peraltro da quella di sua competenza).