Precari: disputa a distanza tra iscritti TFA e GAE

I 10.500 docenti usciti dal primo ciclo dei corsi di Tirocinio Formativo Attivo (TFA), e con loro gli altri 22.500 TFA che si abiliteranno entro il 2015, non hanno gradito il trattamento che, secondo il piano della “Buona Scuola”, il Governo progetta di riservare ai colleghi iscritti alle GAE mediante la generalizzata immissione in ruolo.

I docenti TFA ritengono che i colleghi delle GAE, in buona parte, abbiano avuto un trattamento di favore entrando nelle graduatorie ad esaurimento spesso senza avere superato concorsi, mentre loro,  con una selezione di ammissione ai corsi e con l’abilitazione conseguita, rivendicano un trattamento almeno uguale.

La reazione dei colleghi delle GAE non si è fatta attendere, respingendo, manco a dirlo, l’accusa di non avere superato concorsi e mettendo in evidenza che l’unica differenza tra i due gruppi sarebbe soltanto l’anzianità di precariato.

Sembra una disputa accademica, ma potrebbe avere conseguenze imprevedibili.

Hanno ragione i docenti TFA nel sostenere che non pochi iscritti nelle GAE un concorso non l’hanno mai superato (o affrontato), perché vi sono state norme di legge che hanno consentito l’inserimento in graduatoria con il solo possesso dell’abilitazione (come i laureati in scienze della formazione primaria) eludendo il dettato costituzionale che prevede il concorso per accedere a posti pubblici.

Questa consapevolezza traspare chiaramente più volte nella prima parte del testo della “Buona Scuola”, accompagnata da un solenne ‘mai più’.

E non può essere certamente la maggior anzianità di precariato che può legittimare il diritto al posto.

La differenza tra gli uni e gli altri sta solo nell’essere dentro o fuori dalle GAE.

E poiché le GAE, questo mostro frutto di mille compromessi e contraddizioni, deve essere svuotato per rimuovere il principale ostacolo sulla strada del normale reclutamento, l’unica soluzione passa dall’immissione in ruolo di tutti gli iscritti.

Basterà tutto questo per calmare i TFA? Assolutamente no. Venderanno cara la pelle e cercheranno fino all’ultimo di trovare il sostegno di parlamentari per salire sul carro dei vincitori.

L’operazione reclutamento non sarà, anche per questo, una passeggiata.