Precari aderiscono a sciopero generale di venerdì

Anche i docenti precari aderiscono allo sciopero del 26 marzo contro la riforma Moratti e la politica scolastica del governo in materia scolastica. Lo ha detto Giuseppe Pignatelli, presidente dell’associazione nazionale dei Cip (Comitati italiani precari), denunciando che “la riforma non è affatto a costo zero, ma costa migliaia di posti di lavoro, revoca alle future generazioni il diritto all’istruzione pluralista e di qualità, condannando al passato la scuola del futuro”.

I comitati di precari contestano la riforma nel metodo – per l’assenza di attendibilità scientifica della formulazione, per l’iter scelto dal governo, per l’inutile urgenza e per l’assenza delle risorse necessarie alla sua attuazione – e nel merito, perchè si rifiuta la revoca del tempo pieno e l’adozione del maestro prevalente e si pregiudica il pluralismo, la collegialità e la stabilità occupazionale del personale docente. Inoltre, sottolineano l’assenza di chiarezza del testo legislativo circa: i criteri per “l’anticipo flessibile”, le competenze dei tutor, le attività laboratoriali, il sostegno agli allievi diversamente abili, il portfolio, la definizione dei tempi e delle modalità di scelta spettanti alle famiglie.

Inoltre, i Cip contestano la politica scolastica governativa e rifiutano ddl che definirà i futuri sistemi di reclutamento del personale della scuola “in pieno dispregio dei diritti acquisiti: il provvedimento che si prefiggeva di riequilibrare le sperequazioni introdotte dalla iniqua, contraddittoria ed illogica normativa più recente ha, di fatto, artatamente accresciuto la conflittualità tra gli aventi diritto con l’introduzione, tra l’altro, di un punteggio premiale per coloro che hanno prestato servizio di leva”.

I precari del Cip respingono anche la bozza di revisione, ormai in dirittura di arrivo in sede parlamentare, delle graduatorie permanenti per l’accesso al ruolo: “L’emendamento Asciutti – dice Pignatelli – con il quale si equipara un anno di leva militare ad uno di servizio nella scuola statale è una “mela avvelenata”: è una provocazione finalizzata a spaccare gli aventi diritto in rosa e celesti e, di fatto, a mascolinizzare la scuola italiana. Serve a rimettere in moto la girandola dei ricorsi al Tar e a rimandare, strumentalmente, le immissioni in ruolo che i precari rivendicano da sempre su tutti i posti disponibili”.

I Cip, infine, denunciano “l’inerzia governativa in materia di precariato che, divenuto oramai strutturale per la scuola italiana, conta 195.000 insegnanti, titolati e pluriabilitati. Con la riduzione e distrazione delle risorse, il loro ingresso definitivo nel mondo della scuola si allontana ulteriormente, dopo essere stato, per anni, subordinato al continuo e contraddittorio succedersi di revisioni normative che hanno, più e più volte – 7 negli ultimi 4 anni – provocato ribaltoni, scavalcamenti e sovvertimenti delle posizioni in graduatoria”.