Pittoni (Lega): aboliamo i compiti a casa

Il presidente della Repubblica francese, François Hollande, vuole abolire per sempre la tradizione dei compiti per casa, per creare una condizione di parità sociale.

L’eco della riforma francese arriva in Italia e riapre, ancora una volta, il dibattito.  A dare il la alla discussione tra favorevoli e contrari è tra i primi la Lega che attraverso il sen. Mario Pittoni mette subito le carte in tavola: “I compiti a casa vanno aboliti. Basta con quest’incubo, che avvelena le giornate di studenti e genitori spingendo a comportamenti poco corretti. I compiti per casa vengano svolti a scuola, così da non avvantaggiare chi a casa può contare  su un sostegno familiare».

“Nel nostro Paese – spiega Pittoni, capogruppo del Carroccio in commissione Istruzione a palazzo Madama – non c’è dibattito sull’argomento. Eppure, secondo dato forniti dall’Istat relativi al 2011, il 97,4% degli alunni della scuola primaria ha compiti da svolgere, alle medie il 98,6% e alle superiori il 97,6. Il tempo dedicato allo studio dopo l’orario scolastico va da 1 ora e 45 minuti alle medie a circa 2 ore e mezza alle superiori. Ma circa il 50% dei partecipanti a un sondaggio promosso da Skuola.net, ammette di non essere del tutto cristallino e di copiare abitualmente almeno una parte dei compiti assegnati dai professori e quasi due su tre si dichiarano disponibili a plagiare i sacrifici dei compagni. Di fatto, dunque, i compiti a casa sono scuola di scorrettezza oltre a non garantire equità di trattamento, viste le variegate situazioni familiari. Situazione evidentemente non molto diversa da altri Paese se è vero che anche il premier francese Francois Hollande si sta muovendo nella stessa direzione”.

Pittoni interviene anche sulle dichiarazioni rilasciate sull’argomento dal sottosegretario all’istruzione, Marco Rossi Doria che, secondo il parlamentare leghista avrebbe aggirato l’ostacolo affermando che “la Francia ha una tradizione centralistica. Compiti o non compiti lo decidono i docenti nel progetto di scuola autonoma».

«Strano modo di intendere l’autonomia – è il commento di Pittoni -, si accentra tutto quello che sarebbe utile lasciare alla valutazione di chi ha diretta conoscenza delle questioni e non si interviene quando è solo questione di buon senso».