Pisa/Ocse: 1 studente su 4 analfabeta in matematica. E una narrazione… parziale
Nei giorni scorsi i quotidiani hanno diffuso i risultati dell’indagine PISA/OCSE. I titoli hanno fatto sostanzialmente risalire l’esito negativo alla scuola e agli insegnanti, che non saprebbero insegnare la matematica in quanto privi della qualità pedagogica. Il dato oggettivo è secco, incontrovertibile: il 25% degli studenti è analfabeta o asino in matematica. Ovviamente questo significa che il 75% (percentuale di tutto rispetto per un fenomeno di massa, anche se non ci si può certo accontentare) non è analfabeta o asino. Significa anche che nel 25% è, certamente, compreso il 19,8% che, sempre secondo i risultati PISA, non sa neppure leggere. Inoltre viene omesso di indicare che l’intero campione statistico italiano è fatto di studenti degli istituti professionali, dei tecnici e dei licei con caratteristiche diverse e piani di studio diversi e che in quel 25% ci sono anche tutti quegli studenti ai quali il test PISA/OCSE non è andato a genio, che non si sono, volutamente, impegnati, né hanno fatto il minimo sforzo per vincere l’inerzia che spesso li “imprigiona” quando devono comprendere ciò che non capiscono chiaramente e subito. Tutti i quotidiani, comunque, concludono con un incoraggiamento: la situazione è migliorata. L’Italia guadagna punti, la cura Invalsi fa bene. In definitiva, concludono con il messaggio caro agli economisti dell’istruzione interessati a “gestire” le rilevazioni e la diffusione dei risultati indipendentemente da ciò che l’intero processo può significare per la scuola e per i docenti.
Qualcuno, inoltre, ha sottolineato che in Italia “nuove tecniche” d’insegnamento sono inibite dal fatto che “l’immutabilità dei programmi ministeriali è un dogma fra i più severi” omettendo di considerare che i programmi ministeriali non ci sono più, nel primo ciclo dell’istruzione dal 2004 e nella scuola secondaria di secondo grado dal 2010. Affermazioni così categoriche inducono a pensare che forse sarebbe opportuno promuovere momenti di confronto collegiale sui risultati delle indagini per “portare” la collettività ad una maggiore consapevolezza sugli obiettivi di queste rilevazioni non negative nei loro princìpi generali. L’esperimento, inteso anche come momento formativo, perché no, potrebbe essere promosso da Tuttoscuola in collaborazione con soggetti istituzionali e sociali.
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