Per Gilda no a Buona Scuola e no a riforma costituzionale

Parallelamente alla raccolta delle firme per il referendum scolastico, che è abrogativo, si sta però svolgendo nel Paese un confronto politico-mediatico a tutto campo su un altro referendum, quello riguardante la riforma costituzionale (e indirettamente anche il sistema elettorale), che è invece di tipo confermativo, e non richiede, a differenza del primo, il raggiungimento di un quorum minimo di votanti.

Si tratta di due partite diverse, tra le quali però esiste un punto di congiunzione, che è l’ostilità al governo Renzi e a una delle sue riforme simbolo, quella della scuola. Ostilità che i sindacati, almeno quelli rappresentativi, non avevano finora trasformato in una battaglia di carattere esplicitamente politico.

Un passo in questo senso lo ha fatto però, pochi giorni fa, la Gilda degli insegnanti. Dopo aver premesso che “La riforma della cosiddetta ‘Buona scuola’ affida poteri quasi assoluti ai dirigenti scolastici relegando gli organi collegiali di governo della scuola, dove sono presenti insegnanti, genitori e studenti, a semplici momenti di ratifica di decisioni già prese”, afferma che “le scelte operate nella scuola sono simili a quelle che si vogliono portare avanti con la riforma costituzionale e la riforma elettorale, dove il Parlamento perde la sua centralità a favore del Governo e si elegge una maggioranza parlamentare espressione di un solo partito, il partito di governo”.

Per Gilda, quindi, “firmare per l’abrogazione degli aspetti più controversi della legge 107/2015 significa dare un chiaro segnale di critica nei confronti delle politiche adottate dal governo Renzi e restituire le scelte fondamentali della democrazia ai cittadini e al loro voto”. L’invito a votare no al referendum istituzionale ci sembra chiaro. Finora è l’unico sindacato della scuola che lo ha fatto.