Parte dai più giovani un appello contro la discriminazione

Sentito appello quello lanciato in questi giorni dai ragazzi  in età scolare di Arcigay e da LGBT. “ancora oggi, nel febbraio del 2007, sentiamo la CEI e gran parte dei politici italiani inorridire di fronte a un disegno di legge – i DICO, per l’appunto – che riconoscono le unioni amorose tra omosessuali (E NON) come un legame tra “due persone maggiorenni e capaci, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale”. Ci sentiamo definire nuovamente “minoranza”, nuovamente “minaccia”, nuovamente “apocalisse di Dio”. Sentiamo definire i nostri sentimenti e i nostri legami “deboli” e “sterili”. Ci vediamo di nuovo additati per strada; visti come appestati se ci teniamo per mano o ci scambiamo una carezza.

Pertanto continua il documento “CHIEDO, da cittadino italiano maggiorenne e capace, a tutte e tutti coloro che leggeranno questo testo, al mondo della Stampa, ai parlamentari, alle Istituzioni, ai rappresentanti di associazioni LGBT e non, a personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura italiana, a coloro che si battono quotidianamente perché vengano riconosciuti i diritti primari dell’uomo, alla base della Dichiarazione Universale adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, di sostenere, con chiare prese di posizione, tutta la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender che mai come in questi momenti sta vedendo i propri diritti intaccati dal dilagante senso di pregiudizio e viene ingiustamente esclusa dagli articoli 1 e 2 della suddetta Dichiarazione, che affermano:

Articolo 1. Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2. 1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale Paese o territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità.

Infine, auspico che lo Stato italiano, nella figura delle sue più alte cariche rappresentative, voglia applicare pienamente e quanto prima gli articoli di cui sopra per non venire meno a un accordo internazionale che sta alla base – e regola i rapporti – della nostra Società Civile.