Tuttoscuola: Non solo statale

Obbligo al 5° anno di età

Anche per la seconda ipotesi (obbligo del 5° anno dentro la scuola dell’infanzia), prospettata dallo Snals, ci esimiamo dal fare considerazioni sociali, pedagogiche e psicologiche, preferendo rimanere nel campo organizzativo-istituzionale.

La scuola primaria rimarrebbe là dov’è con la prima classe a sei anni; anche la scuola dell’infanzia rimarrebbe com’è con l’iscrizione possibile già a tre anni.

I cinquenni, però, sarebbero obbligati a frequentare tutti la scuola dell’infanzia e, poiché attualmente la scolarizzazione copre a malapena l’obiettivo dell’Europa 2020 del 95%, vi sarebbero ogni anno dai 25 ai 27 mila bambini in più obbligati a frequentare la scuola dell’infanzia.

Per accogliere quei nuovi obbligati bisognerebbe aprire tra le 800 e 900 nuove sezioni con aumento di organico e conseguenti oneri finanziari a carico soprattutto dello Stato, per un incremento di organico di almeno mille nuovi insegnanti.

Oltre alle conseguenze sulla spesa, sorgerebbe una delicata questione istituzionale.

La scuola dell’infanzia statale da sola non potrebbe assicurare la gestione del nuovo obbligo sull’intero territorio nazionale. Lo Stato dovrebbe servirsi anche della scuola paritaria che in molti territori è la sola ad assicurare il servizio nel settore. Il riconoscimento sarebbe totale, molto più marcato di quell’attuale.

Sarebbe un riscatto per la scuola paritaria, ma si aprirebbero problemi enormi di varia natura: uguaglianza di funzioni e di contratti per il personale (?), equiparazione stipendiale (?), controllo gestionale (?), revisione radicale dell’attuale contribuzione da parte dello Stato (?).

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