Maturità 2022: il 70% degli studenti voleva l’esame ‘light’

Un primo tentativo di ritorno alla normalità. È il messaggio di fondo che emerge dalle decisioni del Ministero dell’Istruzione per quanto riguarda gli esami di Maturità che andranno in scena il prossimo giugno. Tutti, probabilmente, si aspettavano al massimo un piccolo passo indietro per ricominciare a riallineare la prova a quanto dicono le norme ufficiali, magari con il ritorno dello scritto d’Italiano ma con l’ennesima pausa per la seconda prova d’indirizzo. Invece l’accelerazione impressa a Viale Trastevere, giustificata dalla maggior continuità data alla didattica nel corso degli ultimi mesi, ha fatto saltare qualsiasi pronostico.

L’elaborato, più volte elogiato dal ministro Bianchi in persona come primo esercizio di organizzazione e approccio critico in vista di sfide future, specie per chi proseguirà con gli studi universitari, è stato messo un po’ a sorpresa in archivio alla prima occasione utile. Anche l’orale torna alla sua versione tradizionale, alla durata standard. L’unico favore concesso agli studenti, in considerazione dei disagi con cui hanno dovuto fare i conti specie nella prima parte dell’emergenza, è una seconda prova per così dire “su misura”, predisposta da ogni commissione – nuovamente, per fortuna dei ragazzi, tutta interna – a seconda del percorso seguito dalle singole classi durante la pandemia.

Ma è facile immaginare che gli spunti di riflessione a disposizione siano sufficienti per scatenare in brevissimo tempo la protesta di molti esponenti del mondo della scuola, per questo “colpo basso” del Ministero. In primis dei maturandi che, ancora nelle ultime settimane, spingevano in massa per mantenere la formula “leggera” – senza prove scritte ma con un orale più articolato – puntando sul fatto che gli effetti negativi della pandemia sulla didattica, per loro, hanno caratterizzato praticamente tutto l’ultimo triennio delle superiori. Rendendoli, di fatto, la più penalizzata tra tutte le generazioni di aspiranti diplomati dell’era Covid.

Non a caso, guardando ai risultati di un recente sondaggio condotto dal portale Skuola.net, si poteva osservare come appena il 14% dei 2.500 maturandi intervistati avrebbe voluto svolgere un esame di Stato completo, con entrambe le prove scritte. Mentre il 70% avrebbe volentieri confermato la Maturità già vista nel 2020 e nel 2021.

E il motivo che portava la maggior parte di loro a pensarla così – lo sosteneva il 77% di quanti oggi saranno sicuramente delusi dalla scelta del MI – era proprio la constatazione che la Dad alla fine condizionerà in peggio o perlomeno renderà più difficoltosa la marcia di avvicinamento alla prova, per chiunque, dai più bravi ai meno preparati. A cui si aggiungeva un 13% che trovava la Maturità provvisoria più agevole dal punto di vista organizzativo, specie sul fronte del rispetto delle norme anti-Covid.

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