Maturità 2019: addio al tema storico. La protesta degli storici: ‘La storia orienta i giovani’

La scorsa settimana il Miur ha diffuso la circolare relativa al nuovo esame di maturità che, già da quest’anno scolastico, il 2018/19, gli studenti di quinta sono chiamati ad affrontare. Diverse le novità, dal quizzone che fa la sua uscita dall’esame di Stato fino al maggior peso dato al percorso scolastico, per non parlare dei cambiamenti previsti anche per la prima prova scritta, quella di italiano. In questo senso ci lascia uno dei tempi che forse, più di tutti, hanno messo in crisi generazioni di maturandi, quello storico. Ma gli storici non ci stanno e scrivono al ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, chiedendo du fare un passo indietro.

“Il Coordinamento della Giunta centrale per gli studi storici e delle Società degli storici (Cusgr, Sis, Sisem, Sisi, Sismed, Sissco) – leggiamo in un comunicato – ha appreso con grande sconcerto delle modifiche riguardanti la prima prova scritta dell’esame di stato (Circolare MIUR n. 3050 del 4 ottobre 2018 e Documento di lavoro della commissione presieduta da Luca Serianni). La scomparsa della tradizionale traccia di Storia dalle tipologie previste per l’esame di maturità sembra seguire un percorso di marginalizzazione della storia nel curriculum scolastico, già iniziato con la diminuzione delle ore d’insegnamento negli istituti professionali. Si tratta di un’immotivata novità che riduce di fatto la rilevanza della Storia come disciplina di studio in grado di orientare i giovani nelle loro scelte culturali e di vita. Svilire in questo modo la specificità del sapere storico nella formazione scolastica significa inoltre accelerare, forse senza rendersene conto, un processo già in atto di riduzione del significato dell’esperienza del passato come patrimonio di conoscenze per la costruzione del futuro.

Questa scelta – scrivono ancora gli storici – è stata fatta senza che né il Ministero, né la preposta Commissione abbiano mai consultato gli storici, gli insegnanti e gli studenti, nelle scuole e nel mondo accademico. Ci si chiede dunque come una cauta esigenza di riforma si sia potuta trasformare nella cancellazione del riconoscimento del ruolo di una disciplina che nessuno finora aveva mai contestato, né messo in discussione. Per questo ci sentiamo di chiedere con fermezza una rapida revisione del Documento della commissione Serianni e proponiamo al competente Ministro un incontro immediato per illustrare le ragioni e le modalità mediante le quali emendarlo.”.