Mancata apertura delle graduatorie. Meglio così?
Una settimana fa, prima dell’approvazione del maxiemendamento sul decreto per lo sviluppo, quando alla Camera le decisioni in Commissione sui nuovi ingressi nelle graduatorie ad esaurimento sembravano irreversibilmente definite, Tuttoscuola non aveva nascosto tutta la preoccupazione per un’operazione che si prospettava come un’illusione a costo zero per migliaia di giovani laureandi e che segnava il crollo della stessa graduatoria ad esaurimento, destinata a diventare, come era stata per tanti anni, una graduatoria permanente in cui molti avrebbero potuto continuare ad entrare e pochi (forse) sarebbero riusciti ad uscire.
All’ultimo momento il Parlamento ha avuto un ripensamento, pienamente legittimo anche se sgradito a tanti, e ha cancellato quella disposizione, quasi fatta, che avrebbe consentito l’ingresso in graduatoria di circa 20 mila laureandi o specializzandi (soprattutto di scienze della formazione primaria). Non ce ne vogliano gli amici di scienze della formazione primaria che, indotti da qualcuno che aveva prospettato per loro l’ingresso nelle graduatorie ad esaurimento come atto dovuto e come anticamera sicura e immediata per il ruolo nella scuola, sono rimasti delusi dal no della Camera. Forse è stato meglio così.
Sarebbero entrati in questo mondo del precariato infinito dove per loro, ultimi entrati, ci sarebbe stato un tempo di attesa stimabile in 30-35 anni, se destinati ad essere docenti dell’infanzia, o in 12-15 anni, se docenti della primaria.
Avrebbero rinunciato a battersi per chiedere che venga finalmente attuata la strada maestra per accedere ad un posto fisso di insegnante nella scuola italiana; strada maestra che ha un nome costituzionalmente (art. 97) molto chiaro: concorso.
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