Ma quei 20 mila non sono precari
Le graduatorie ad esaurimento in cui si troveranno, dopo quest’ultimo aggiornamento per il triennio 2011-13, dai 240 ai 250 mila iscritti, comprendono una multiforme popolazione di docenti che aspirano ad ottenere nella scuola un posto fisso o almeno annuale.
Circa 100 mila di loro ogni anno ottengono una nomina annuale o fino al termine delle attività; altri 10-20 mila ottengono addirittura il posto fisso, dopo anni di nomine riconfermate.
Più o meno rappresentano la metà degli iscritti: questi sono i veri docenti precari che si contraddistinguono per mancanza di continuità del rapporto di lavoro; gli altri 120 mila e più non sono precari in senso stretto nella scuola, anche se aspirano giustamente ad un posto di lavoro e cercano certezze per il loro futuro. Gli altri 120 mila sono in lista di attesa, spesso fanno altro, perché devono pur sopravvivere.
Spesso lavorano in altri settori o, se non svolgono alcuna attività lavorativa, attendono una chiamata che sperano prima o poi arrivi.
I mass media e qualche sindacato fa di ogni erba un fascio e quei 240 mila iscritti in graduatoria li considera tutti precari. Fa comodo politicamente presentare questo grande popolo di iscritti in graduatoria come il popolo dei precari, perché la pressione sui decisori politici è maggiore ed è più facile sostenere soluzioni straordinarie per superare l’emergenza, come se non bastasse già l’alto numero di precari “veri” della scuola.
Anche i 20 mila di scienze della formazione primaria, che all’ultimo momento, per effetto del maxiemendamento per il decreto sullo sviluppo, non sono stati beneficiati dall’ingresso in graduatoria ad esaurimento, sono stati presentati come precari esclusi da un loro diritto.
Non è così, ma per certe cause, come si dice, “tutto fa brodo”.
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