Lega. Maxiemendamento per la Buona Scuola? No, grazie

In queste ore si parla sempre più della possibilità che il Governo, per superare al Senato l’empasse sul ddl Buona Scuola, presenti un maxiemendamento.

Una possibilità che qualcuno non gradisce, come la Lega Nord, ad esempio: «Per Renzi la scuola è proprietà privata del Pd. Normale quindi che, per superare l’empasse che il capo del Governo si è creato da solo nel percorso di approvazione del ddl Buona scuola, annunci l’intenzione di forzare la mano con un maxiemendamento in Commissione, elaborato come sempre senza ascoltare nessuno (naturalmente affermando il contrario) e successiva “tradizionale” apposizione della questione di fiducia in Aula». Lo afferma Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord.

«In realtà – spiega Pittoni – il problema non è nella quantità di emendamenti, che pure sono frutto di un malcontento generale non preso in considerazione, ma nei numeri per l’approvazione del testo che al momento il Governo sembra proprio non avere.

La battuta d’arresto dell’altra settimana in commissione Affari costituzionali non è casuale: è il risultato delle troppe forzature, a volte coperte da finte aperture di Renzi, su un testo palesemente non condiviso, con anche gli aggiustamenti imposti senza confronto, tanto da far pensare a una segreta volontà del premier di far “saltare” le annunciate 100 mila stabilizzazioni, scaricando la colpa sugli avversari.

Conclude il suo intervento il responsabile scuola della Lega: Evidente comunque che non si può chiederci di appoggiare una riforma battezzata “Buona scuola”, ma che per le assunzioni, invece che premiare gli insegnanti più formati ed esperti che così rischiano a decine di migliaia di restare a casa, si preoccupa di svuotare (peraltro senza riuscirci) una singola graduatoria. Inaccettabile pure la rinuncia a criteri oggettivi per scegliere chi può insegnare, oltre che per l’assegnazione dei premi. Affidandosi all’umore dei presidi si apre la strada a clientele e “interferenze” malavitose, trasferendo alla scuola problemi di cui già soffre l’università.