L’articolo 70 del Dpef che taglia altri 143.000 posti nella scuola

A pensar male, si potrebbe credere che gli errori sulla traccia della maturità dedicata a Montale siano stati compiuti scientemente (si veda il nostro articolo Montale e company oscurano Tremonti), per spostare i riflettori sul mondo della scuola via dalle anticipazioni circa i tagli negli organici dell’istruzione previsti nella bozza del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria 2009-2013.

Perché di tagli davvero consistenti si tratta. Come spieghiamo nel precedente articolo 190 mila posti in fumo, “tra tagli vecchi (47 mila) e nuovi (143 mila) la scuola dovrebbe perdere 190 mila posti. Un totale che corrisponde a quasi il 20% dell’intera forza lavoro del sistema nazionale di istruzione”.

Il sito della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza della CGIL pubblica gli estratti degli articoli del DPEF che riguardano ricerca, scuola e università, e che il sindacato qualifica come “la scommessa del governo sull’ignoranza”. Ne riprendiamo gli articoli 69, 3° comma e 70, che riguardano direttamente l’istruzione.

L’articolo 69 3° comma aumenta di 200 milioni di euro per il 2008 il “Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”.

Ciò che l’articolo 69 dà, l’ipotetico articolo 70 toglie. E toglie tanto.

L’articolo prevederebbe l’incremento, graduale, di un punto percentuale del rapporto alunni/alunni a partire dal 2009, “da realizzare entro l’anno scolastico 2011/2012, per un accostamento di tale rapporto ai relativi standard europei”.

Sul fronte delle dotazioni organiche del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA), si intende conseguire, nel triennio 2009-2011 una riduzione complessiva del 17% (…) della consistenza numerica della dotazione organica determinata per l’anno scolastico 2007/2008″.

Si prevede inoltre una “revisione dell’attuale sistema ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola”, che si attenga si criteri della:

  • “razionalizzazione e accorpamento delle classi di concorso per maggiore flessibilità dei docenti”;
  • “ridefinizione dei curriculi vigenti nei diversi ordini di scuola” (piani di studio e relativi quadri orari), particolarmente per istituti tecnici e professionali;
  • “revisione dei criteri vigenti in materia di formazione delle classi”;
  • “rimodulazione dell’attuale organizzazione didattica della scuola primaria” (fonti diverse – CGIL Scuola e ItaliaOggi odierno – leggono in questa indicazione un ritorno al maestro unico);
  • revisione dei criteri per la determinazione complessiva degli organici del personale docente ed ATA;
  • “ridefinizione dell’assetto organizzativo-didattico dei centri per l’istruzione degli adulti”.

Se questo testo non subirà modifiche, si avranno 43.000 posti in meno in organico tra gli ATA, e 100.000 tra i docenti, nei prossimi tre anni.

Per i dirigenti scolastici che non assicurassero la “compiuta e puntuale realizzazione” del “processo di razionalizzazione”, troveranno applicazione le “misure connesse alla responsabilità dirigenziale previste nella (…) normativa”.

Con queste misure, si produrranno risparmi di spesa non inferiori a 7.832 milioni di euro nei prossimi quattro anni: 456 nel 2009, 1.650 nel 2010, 2.538 nel 2011 e 3.188 dal 2012. Il 30% di queste economie di spesa andranno a “incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola a decorrere dall’anno 2010”.