La sentenza del TAR manda in buca Miur, Cnpi e sindacati

Nella storia infinita tra precari-precari e precari-sissini questa volta sono questi ultimi a portare a casa un risultato favorevole, grazie alla sentenza del Tar del Lazio n. 6339 del 14 luglio .
Non si contano più le sentenze che hanno dato o hanno tolto qualche punto a qualcuno; questa volta hanno tolto quei 18 punti che il ministero aveva dovuto “inventare” come punteggio aggiuntivo a favore dei precari-precari per riequilibrare i legittimi ma “eccessivi” punti dei precari-sissini.
Era stato il Parlamento a impegnare il Governo a trovare soluzioni di riequilibrio e viale Trastevere, pur in assenza di una apposita norma di legge, si era messo al lavoro trovando la soluzione dei 18 punti. Prima di procedere aveva richiesto il parere al CNPI (cioè di fatto ai sindacati), ottenendo un voto favorevole: “Il CNPI condivide la proposta di attribuzione di un bonus, sia ai docenti che abbiano conseguito l’abilitazione a seguito di superamento del concorso ordinario, sia ai docenti in possesso di abilitazione conseguita nei corsi abilitanti riservati o a qualsiasi titolo posseduta” e ancora: “Il CNPI identifica in 18 punti il valore utile al fine di perseguire il condiviso obiettivo del riequilibrio dei punteggi”.
Ma la sentenza del Tar, come hanno ricordato in un documento congiunto le diverse associazioni dei precari-sissini, ha bocciato con parole inequivocabili ogni punteggio aggiuntivo alle abilitazioni diverse da quella conseguita tramite SSIS: “Mancano le basi normative e logiche per riconoscere la legittimità di un punteggio aggiuntivo ai titoli abilitativi diversi dai diplomi rilasciati dalle SSIS”
I sindacati, che avevano condiviso le “correzioni” di tabella del Miur, hanno richiesto un incontro urgente per affrontare una situazione che, alla vigilia dell’anno scolastico e delle nomine da effettuare, rischia di creare gravi difficoltà per le correzioni che da apportare alle graduatorie, se pur limitate agli iscritti in terza fascia. Qualche sindacato, con un “io l’avevo detto”, cerca intanto di tirarsi fuori.