Napoli è un gran teatro. Non solo per la grande tradizione che la contraddistingue nel settore, ma anche per quello che quotidianamente mette da sempre in mostra nelle stradine del centro storico e nei rioni talora ancora maleodoranti, “nel suo ventre” – come diceva la Serao. Lo è forse peraltro per una sorta di tradizione oleografica che la descrive da sempre così (e che non sempre fa piacere agli intellettuali napoletani), chiamando in causa pertanto l’indole della sua gente, la sua proverbiale rumorosità. Lo è infine, forse, come lo sono tutti quartieri popolari delle città: quelle di mare soprattutto, e che si affacciano sui suk e sui mercati del Mediterraneo.
Proprio per questo dunque, ci è piaciuto riproporre qui una Napoli che è anche un Itinerario d’Immersione nella Nostra Grande Storia più o meno recente del Teatro.
Totò, Principe del Rione Sanità
Napoli ricorda sempre quell’Antonio De Curtis che nasce nel celebre rione Sanità al n. 109 di via Santa Maria Antesaecula, da Anna Clemente, nubile, e – secondo la leggenda da Totò stesso alimentata – da Giuseppe De Curtis, figlio dello spiantato marchese De Curtis, che si era sempre opposto al matrimonio tra il nobile figliolo e la bella popolana.
E che come dice la sua biografia “Esuberante, cresce nei vicoli di Napoli, che preferisce di gran lunga alla scuola”. “Figlio del rione Sanità dunque” – come racconta la tradizione – figlio della più popolare delle Napoli possibili. Il Rione Sanità del resto è uno dei quartieri del centro storico che sorge ai piedi della collina di Capodimonte, a nord del nucleo storico.Viene anche chiamato Rione Stella. Esso venne edificato alla fine del XVI secolo e a tutt’oggi oggi è una delle zone più veraci della città, una delle aree centrali simbolo, tanto del degrado – purtroppo – quanto della bellezza del capoluogo campano.
Nel Rione, dove aveva la sua dimora anche l’architetto Ferdinando Sanfelice, noto per la sua architettura barocca ed in cui sono stati girati un gran numero di film tra cui “Ieri, oggi e domani” con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, si trovano celebri catacombe; le basiliche paleocristiane di San Gennaro, San Gaudioso e di San Severo; il celebre ossario del cimitero delle Fontanelle, in cui i napoletani, dal XVII secolo a oggi, praticano un culto unico, pregando e accendendo lumini in favore delle pezzentelle, le anime perdute dei “morti senza nome”. Nei primi mesi del 2008 verrà inaugurato a piazza dei Vergini, il museo di Totò. Senza contare che Il sindaco del Rione Sanità è anche il titolo di un’opera teatrale di Eduardo De Filippo.
Totò visse quasi tutta la sua vita a Roma perché lì lo tenne il suo rapporto con il cinema di quegli anni, nonché il sodalizio artistico con altri grandi come Aldo Fabrizi e la Magnani, per dire; le tante collaborazioni con De Sica (L’oro di Napoli) e con Pierpaolo Pasolini (Uccellacci e Uccellini). Eppure quando, quasi cieco, si spense, il 15 aprile del 1967, fu subito deciso di riportarlo nella sua Napoli, città di cui era stato principe De Curtis e popolano, figlio naturale di una ragazza madre del rione Sanità. La bombetta sulla sua bara; a Totò – come lui stesso desiderava – furono dedicati funerali semplicissimi. Alle 16,30 del 17 aprile la salma dell’attore giunge nella città partenopea accolta, dall’uscita dell’autostrada fino alla basilica del Carmine, da una marea di folla come uscita d’improvviso da tutti i quartieri ed i rioni della città per accompagnarlo al Pianto, il cimitero sulle alture di Napoli, dove viene sepolto nella cappella De Curtis.
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