Istruzioni per l’uso – strategie di relazione a scuola

Iscrivere un figlio in un istituto scolastico, qualunque esso sia, costituisce per ogni genitore una scelta importante di responsabilità e di fiducia insieme. Le aspettative e i timori che sottendono a questa scelta sono diversi e di diversa natura ed è ovvio che un genitore si attenda il massimo dell’accoglienza e dell’impegno da parte degli insegnanti e della scuola, ai quali affida l’oneroso compito dell’educazione civica e culturale del proprio figlio.

Ma l’atteggiamento dei genitori verso la scuola qual è?

Accanto ad atteggiamenti di collaborazione positiva verso la scuola, emergono talvolta comportamenti discutibili e che non concorrono certamente a determinare un quadro sereno e fattivo di buoni rapporti con la scuola.

Certo la scuola ha le sue difficoltà di carattere vario, strutturale, economico, pratico, non sempre riesce ad offrire un servizio all’altezza, tuttavia è indispensabile che il rapporto genitori-scuola si svolga in un clima di collaborazione. Per spiegarci meglio, diciamo come non dovrebbe essere, facendo riferimento a tre atteggiamenti estremi non condivisibili:

– l’iperprotezione dei propri figli,

– l’ingerenza nei confronti degli insegnanti,

– l’eccesso di delega alla scuola.

Vi è una crescente e diffusa tendenza ad una certa iperprotezione nei confronti dei propri figli che si esplica nell’essere fin troppo assistenziali e, in alcuni casi, nel calarsi nel ruolo dell’“avvocato difensore”, o di “sindacalisti dei propri figli”.

Nei confronti degli alunni più piccoli c’è un eccesso di assistenza e di sostituzione operativa che limita la loro crescita autonoma. Nei confronti dei più grandi c’è una difesa pregiudiziale che tende a volte a giustificare, escludere colpe o responsabilità. La conseguenza non è tanto e solo quella di negare il senso di giustizia, ma quella di indurre diseducativamente alla non responsabilità.

Un secondo atteggiamento negativo è quello dell’ingerenza dei genitori nel lavoro degli insegnanti. Spesso – e questo avviene soprattutto da parte di genitori di media o elevata cultura – si pretende di valutare, giudicare e, anche, correggere gli insegnanti. E spesso, cosa grave, questo avviene davanti ai propri figli.

Ma quando ci rivolgiamo ad un medico, gli diamo consigli e formuliamo diagnosi? E quando andiamo dal fornaio gli chiediamo di impastare il pane che consumeremo?

Queste sono ovviamente benevole provocazioni, ma dietro di esse sta un concetto fondamentale: a ciascuno il proprio mestiere, ai docenti l’insegnamento.

Capita probabilmente solo nella scuola che l’utente del servizio giudichi e valuti l’operatore indicando modi e contenuti ritenuti corretti e appropriati, con un effetto di delegittimazione dell’autorità educativa.

C’è infine da parte di diversi genitori l’eccesso di delega alla scuola, che si verifica quando c’è indifferenza verso la vita del proprio figlio a scuola e c’è assenza di qualsiasi rapporto con gli insegnanti. Non si tratta soltanto di un atteggiamento di fiducia totale verso la scuola, ma piuttosto, appunto, di assenza e indifferenza che poi svaniscono di colpo davanti a situazioni di criticità riguardo al proprio figlio, per lasciar posto ad accuse a senso unico verso la scuola, come se questa avesse la finalità istituzionale di farsi carico in via esclusiva di tutte le problematiche educative dei ragazzi.

Abbiamo citato tre atteggiamenti estremi in cui possono talvolta indurre alcuni genitori per evidenziare meglio, in positivo, quale tipo di rapporto è auspicabile tra genitori e insegnanti.

Un rapporto che potremmo sintetizzare in poche parole: fiducia, presenza, discrezione, collaborazione.

Fiducia verso la scuola come atteggiamento dovuto, che sia effettivo nei gesti e nelle parole, tanto da riflettersi sul comportamento del proprio figlio verso gli insegnanti e verso l’istituzione. Presenza non solo fisica alla vita della scuola, come luogo dove il proprio figlio trascorre tanto del proprio tempo; presenza che si traduce in interesse sincero a quanto avviene in ambito scolastico; presenza che si riduce con l’età dei figli ma che non scompare mai. Discrezione nel rapporto con gli insegnanti, nelle considerazioni che si esprimono, nell’uso delle parole e negli atteggiamenti in presenza dei propri figli. Collaborazione: è molto importante che, nelle sedi competenti e nei periodici incontri con i docenti, la famiglia presti la propria collaborazione offrendo elementi di conoscenza su atteggiamenti e comportamenti dei giovani fuori della scuola che potrebbero essere rilevanti per una efficace conoscenza delle inclinazioni individuali dell’alunno.

L’alunno-figlio deve insomma sentirsi circondato ma non accerchiato da un metaforico “abbraccio educativo” che inizia a casa con i genitori e si estende a scuola con gli insegnanti, in un clima di partecipazione e collaborazione.