Israele espelle i figli degli immigrati irregolari

Linea dura del governo israeliano nei confronti dei lavoratori irregolari e dei loro figli. Il governo Netanyahu ha deciso oggi, 1° agosto, di espellere entro un mese 400 figli di lavoratori stranieri irregolari, insieme ai loro genitori, mentre ha concesso la residenza temporanea ad altri 800, ma solo fino al compimento del ventunesimo anno.

In questo modo il governo ha recepito le raccomandazioni di una apposita commissione che aveva  stabilito una serie di criteri per la concessione della residenza a 1200 famiglie di lavoratori stranieri non in regola: la residenza sarà data ai giovani che già nel precedente anno scolastico erano iscritti a una scuola statale, che sono iscritti a una scuola elementare o di grado più elevato per il prossimo anno scolastico, che hanno vissuto per cinque anni di seguito nel paese o che sono giunti in Israele prima di compiere 13 anni. Inoltre devono parlare l’ebraico e i loro genitori devono essere entrati nel paese legalmente.

Il premier Netanyahu ha detto che la decisione del governo si basa su principi umanitari, ma anche sulla necessità “di non creare incentivi per l’afflusso di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri in Israele“. Secondo le statistiche ufficiali però sono oltre 200 mila i lavoratori stranieri in Israele, e di essi più di 100mila lavorano illegalmente. Una parte di questi ultimi lo fa continuativamente e da molti anni, tanto da avere figli iscritti alle scuole israeliane. Ma i nuovi e più restrittivi criteri adottati dal governo costringeranno alcuni di loro, e i loro figli, a tornare nelle terre di origine, dove forse i genitori non troveranno il lavoro, e i figli la scuola. Un altro aspetto del dramma mediorientale.