Iraq, quale scuola tra le bombe

Ogni individuo ha diritto all’educazione, alla salute, al lavoro, alla sicurezza e ad un giusto processo pubblico“. Così recita l’art. 11 della Costituzione provvisoria irakena, varata nei giorni scorsi, che resterà in vigore fino all’approvazione del testo definitivo da parte dell’Assemblea costituente. Al primo posto, nell’elenco dei diritti individuali, sta dunque l’educazione. Ma qual è la situazione effettiva della scuola oggi, in quel tormentato Paese?

Si sa che nei dodici anni seguiti alla guerra del 1991, anche a seguito delle restrizioni derivanti dalle sanzioni inflitte al regime di Saddam, la spesa pubblica per l’educazione è fortemente calata, e quella per gli adulti è stata addirittura azzerata. I tassi di analfabetismo sono perciò rapidamente cresciuti: dal 1985 al 2000, per esempio, le donne adulte analfabete sono passate dal 13 al 55%; nell’anno 2000 il 31.2% delle femmine e il 17.5% dei maschi in età scolare non frequentava alcun tipo di scuola; gli edifici e le attrezzature erano in uno stato di totale abbandono.

Perciò il primo sforzo delle autorità provvisorie irachene postsaddamite è stato quello di ricostruire e ristrutturare le scuole (circa 2500 fino al marzo 2004), insieme a quello di spingere gli insegnanti, molti dei quali si erano dimessi o avevano cambiato mestiere, a tornare ai loro posti di lavoro.

Quanto ai programmi, non sono stati introdotti cambiamenti radicali, salvo la soppressione delle ore di “educazione nazionale” e di addestramento militare (come, d’altra parte, avvenne anche in Italia dopo la caduta del fascismo). L’impianto del sistema scolastico irakeno era comunque abbastanza simile a quello di molti sistemi europei: scuola primaria di 6 anni, media di 3 e secondaria ad indirizzo generale di altri 3 (con due opzioni: una a carattere letterario, l’altra a carattere scientifico). Molto debole era invece il sistema di formazione professionale.

L’orario (da 31 a 36 lezioni settimanali, ma si cerca di contenerlo), comprende sempre la lingua araba e molta matematica. Per il resto, si studia storia, geografia, le varie scienze, economia, sociologia, inglese. Il rapporto docenti/allievi non è lontano dalla media europea. Gli americani hanno tentato inizialmente di introdurre innovazioni più profonde, soprattutto di tipo metodologico (curricoli più flessibili e personalizzati; più spazio alle nuove tecnologie e ai laboratori), ma poi si sono arrestati di fronte alla difficoltà di preparare adeguatamente i docenti a gestire le innovazioni. Già è molto se si riesce a convincerli a recarsi in scuole che restano poco attrezzate e poco sicure (spesso vengono saccheggiate). E che sono non poche volte disertate dagli allievi, per timore di disordini e attentati.