Il MEF ‘risparmia’ sulle spalle di lavoratori precari

I supplenti che hanno consentito l’inizio e il regolare svolgimento delle lezioni a settembre, ottobre, novembre e dicembre 2015 hanno dovuto aspettare Gennaio 2016 per essere pagati. La modalità di pagamento, per misteriosi meccanismi del MEF, ha assunto l’indebita forma del pagamento di un ‘arretrato’ piuttosto che del reddito maturato e appartenente all’annualità 2015… corrisposto in ritardo. È  quindi sottoposto ad una tassazione separata e figura come reddito del 2016 falsando la realtà reddituale dei poveri insegnanti malcapitati, anche quando si sono dovuti indebitare per far fronte a tutte le spese, specialmente nei casi in cui si sono spostati dalla loro residenza per effettuare il servizio.

C’è da chiedersi se il MEF abbia considerato il pagamento come l’onorare un impegno dovuto e mancato o una specie di elargizione… 77 milioni + altri 17 (quanto è stato l’ammontare dei ritardati pagamenti erogati in gennaio) non sono pochi ma i risparmi derivanti dalla ‘geniale’ tassazione sono molti se pensiamo che sono fatti gravare su lavoratori che probabilmente non avrebbero raggiunto, nel 2015, la soglia di tassazione, per giunta, precari sui quali ha potuto operare un risparmio superiore ai 20 milioni.

Un comportamento che fa trasparire una scarsa considerazione dei diritti dei cittadini. Forse sarebbe stato più giusto risarcire il danno arrecato computando gli interessi maturati con il ritardo nel pagamento. La decisione del MEF penalizza i supplenti sotto diversi punti di vista: cumulo e assimilazione a diversa voce di reddito, spostamento a diversa annualità contributiva.

Lo Stato che si preoccupa giustamente della diffusione della cultura della legalità (lacunosa in ampi strati della popolazione), che vuole che i cittadini abbiano fiducia e si riconoscano nelle istituzioni, è attraverso l’agire anche in occasioni come queste che si qualifica. E’ anche questione di buon esempio.