Il diritto all’istruzione: un obiettivo ancora lontano

Dal 14 al 16 settembre prossimo i capi di stato mondiali si incontreranno nella sede dell’ONU per discutere dello stato di realizzazione degli “Obbiettivi di Sviluppo per il Millennio” nell’ambito dell’impegno preso agli inizi del nuovo millennio di sradicare la povertà entro il 2015.
Tra gli otto obbiettivi da raggiungere vi è quello di garantire a tutti almeno l’istruzione elementare. Il rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo umano appena pubblicato presenta un quadro generale piuttosto deprimente. Per quanto riguarda l’educazione, si ammette che, proseguendo l’attuale tendenza, l’obbiettivo non sarà centrato. Ci saranno 47 milioni di bambini non scolarizzati nel 2015, di cui 19 milioni concentrati nei paesi dell’Africa Sub Sahariana. Particolarmente penalizzate risultano le bambine che rappresentano la grande maggioranza di coloro a cui è negato il diritto all’istruzione.
I paesi ricchi per ogni dollaro destinato agli aiuti ne riservano dieci alle spese militari. È stato calcolato che quello che viene speso in due giorni e mezzo per fare guerre sarebbe sufficiente a formare gli insegnanti necessari ad assicurare l’istruzione primaria per tutti.
Secondo l’OPAM (Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo), servono nel mondo 45 milioni di insegnanti qualificati. La penuria di insegnanti è un ostacolo allo sradicamento della povertà; in alcuni Paesi in via di sviluppo, secondo l’OPAM, bastano 15 euro al mese per sostenere un maestro. Paesi come Benin, Ciad, Congo e Mozambico hanno una media di 50-70 alunni per insegnante, a fronte di una media di 16 alunni per docente nei Paesi dell’Ocse. Per di più, nei Paesi poveri gli insegnanti sono spesso giovanissimi e con scarse competenze. E intanto il diritto all’istruzione per tutti resta un miraggio.