
I prof di religione non sono una categoria esclusa dai tagli
Interviene a “La Tribuna” il lettore Giovanni Petraglia con una “Risposta alla risposta sull’intervento del collega di religione”, che ci aveva scritto, in polemica con il nostro articolo Il 91% degli alunni sceglie l’ora di religione, ma i loro docenti si sentono vittime di pregiudizi. Ne pubblichiamo volentieri la lettera.
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Gentilissimi responsabili di “Tuttoscuola”
sono un insegnante di religione cattolica a tempo indeterminato che usa informarsi sul mondo della scuola anche attraverso gli autorevoli interventi del vostro sito.
Sarò breve: i tagli alla scuola riguardano tutti i docenti, insegnanti di religione compresi, perché meno classi significa meno docenti di religione,che come sapete dispongono di un’ora o poco più settimanale per sezione/classe. Vorrei ricordarvi che in occasione del concorso per insegnanti di religione solamente il 70% del corpo docente in questione poteva passare a tempo indeterminato.
Non è da oggi che si dice in giro che si versa in “cattive acque”.In passato,quando si discuteva dello stato giuridico della nostra categoria , c’è sempre stato chi, soprattutto ai tempi dell’inflazione “a doppio zero”, sbandierava la scusa del “si possono meglio investire i fondi a disposizione del sistema scolastico italiano”, se non addirittura chi riteneva la categoria dei docenti di religione già “stabilizzata”,per cui il professore di religione cattolica non aveva diritto di cittadinanza tra i docenti di ruolo.
Ho centrato adesso l’argomento?
Con stima,
prof. Giovanni Petraglia.
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I lettori di tuttoscuola.com che vogliono dire la loro su questa lettera, possono farlo, scrivendo a la_tribuna@tuttoscuola.com. La redazione pubblicherà gli interventi più significativi. Analogamente, coloro che vogliono presentare contributi originali su cui discutere, possono scriverci usando il medesimo indirizzo la_tribuna@tuttoscuola.com
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