Alimentare con energie e nuove risorse il rapporto tra istruzione, formazione e lavoro rappresenta, scrive Antonio Cocozza su “Ilsussidiario.net”, la vera pre-condizione per rilanciare lo sviluppo nel nostro Paese, una scelta che tutti i paesi Ocse hanno ormai avviato con successo.
L’Italia, secondo Cocozza, è interessata da cinque fenomeni preoccupanti, tra loro intrecciati: la disoccupazione generale è oltre la soglia critica dei 3 milioni; il tasso di disoccupazione giovanile è circa del 40% (in alcune zone svantaggiate oltre il 55%); l’indice di inattività è al 38% (peggiore il dato del Sud); la dispersione scolastica è al 19,7% (l’obiettivo “Europa 2020” è 10%); ci sono 2,2 milioni di giovani Neet, che non studiano e non lavorano.
Di fronte a questa situazione di “malessere” potenzialmente esplosiva, Cocozza esorta il Governo nel suo insieme e in particolare i Ministri dell’Istruzione, del Lavoro, dell’Economia e dello Sviluppo economico, così come gli Assessori regionali competenti, ad intraprendere un percorso che permetta di sperimentare politiche integrate “attivanti”, per perseguire i seguenti obiettivi:
a) “riposizionamento strategico” della politica industriale, basando l’attività produttiva su ricerca, innovazione e qualità del prodotto, esaltazione del “made in Italy”;
b) maggiore dialogo tra scuole e università, mediante la valorizzazione del principio dell’autonomia responsabile;
c) una politica di orientamento allo studio e al lavoro che permetta un coinvolgimento consapevole e responsabile degli studenti e delle famiglie;
d) obbligo di praticare stage e tirocini lavorativi nell’ambito dei percorsi scolastici e universitari;
e) sviluppo delle potenzialità del nuovo apprendistato (più “dialogante” con le imprese);
f) maggior diffusione delle esperienze di trasferimento tecnologico tra università e imprese;
g) rielaborazione dell’attività dei fondi interprofessionali per la formazione continua.
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