Graduatorie e polemiche

CIP, Comitati Insegnanti Precari, si oppongono all’art.66, comma 1-c, della Legge finanziaria 2007 che, dal 1 gennaio 2010, prescrive l’abolizione delle graduatorie permanenti. Si trtta di liste che includono 296.946 docenti laureati che, nel corso degli anni, si sono sottoposti ai pubblici concorsi banditi dallo stato, per il conseguimento delle abilitazioni all’insegnamento necessarie all’inclusione nelle graduatorie per l’accesso ai ruoli dello stato.

“Ne fanno parte docenti precari in attesa di definitiva assunzione in ruolo, e transitoriamente utilizzati per supplenze temporanee, ed insegnanti già in ruolo che, impropriamente, le utilizzano come ulteriore mezzo di mobilità professionale per il passaggio di cattedra a discapito dei precari. Le graduatorie permanenti possono essere eliminate solo per esaurimento e non per soppressione. Ciò è possibile in tempi brevi a condizione che non siano incrementate con l’istituzione di nuovi, quanto inopportuni, percorsi abilitanti. Occorre anche che le liste siano “ripulite” da quanti, già in ruolo, le utilizzano come canale accessorio per i passaggi di cattedra” – sostengono al Cip

“Questi passaggi sono solo “verticali”, in quanto utilizzati dagli insegnanti delle elementari e medie inferiori per accaparrarsi anche le cattedre delle superiori a discapito dei precari inclusi nelle graduatorie permanenti. Questi ultimi, pur ricoprendo da decenni incarichi temporanei su quelle disponibilità, non hanno alcuna possibilità di acquisirle a titolo definitivo perché sistematicamente sopravanzati dai colleghi in ruolo. Il precariato non si cancella per editto ma rispettando il diritto. Il piano triennale che prevede 150.000 assunzioni non ha carattere risolutivo così come non lo è la soppressione delle graduatorie. Non lo è in quanto è un indirizzo non meno vago di quello contenuto nella legge 143/2003 o nei proclami del precedente governo (cfr. CdM del 25/02/2005).

Peraltro la norma capestro, racchiusa in un comma della legge di bilancio 2007, senza la necessaria copertura finanziaria, rende incerte le immissioni in ruolo e sicura solo l’abolizione dei diritti acquisiti. E non è tutto. La quota programmata dal piano di assunzione è insufficiente a coprire il fabbisogno, infatti, se nel 2006/07 i precari impegnati per incarichi annuali sono 145.000 e i pensionamenti crescono del 40-60% all’anno, è del tutto evidente che alla fine del prossimo triennio la quota dei precarizzati sarà aumentata. Proprio come nell’era Moratti ed al contrario di quanto indicato nel programma elettorale dell’Unione. I numeri non mentono. I conti sono presto fatti. Dei 150.000 posti stabiliti, solo 75.000 sono le cattedre disponibili per gli inclusi nelle graduatorie permanenti.