Tuttoscuola: Turismo scolastico

Gli studenti italiani non viaggiano

Secondo l’IPSOS, che ha effettuato un’apposita indagine per conto della Fondazione Intercultura, da anni specializzata nell’organizzazione di corsi di studio all’estero, sono 3.500 gli studenti italiani che decidono ogni anno di partecipare a un programma scolastico all’estero di durata variabile da tre mesi a un anno scolastico (ma solo una parte, tra 2.200 e 2.500, sceglie di partire per l’intero anno). Secondo lo studio sarebbero 33.000 gli studenti “potenzialmente interessati e disponibili a partire“. Ma di fatto ne parte solo il 10%.
Il dato, che colloca l’Italia a uno degli ultimi posti in Europa, conferma le forti resistenze dei giovani del nostro Paese, già emerse in una analoga indagine effettuata del 2001, ad effettuare questo tipo di esperienze, considerate dagli esperti estremamente utili e formative anche dal punto di vista psicologico e comportamentale.
Secondo i ricercatori dell’IPSOS i ragazzi italiani si dimostrano interessati verso i coetanei di altri Paesi, ma sono insicuri di fronte alle lingue straniere, al cibo diverso e alle differenze di vita. L’ideale resta una vacanza estiva, divertente, poco impegnativa: “una parentesi che non rientra in una progettualità educativa globale“.
Anche le famiglie che si dichiarano favorevoli ad occasioni di incontro dei loro figli con studenti stranieri vivono poi la cosa con notevoli disagi e resistenze, finendo per privilegiare esperienze protette, organizzate, di breve durata, finalizzate allo studio della lingua straniera ma “non interferenti con il percorso scolastico“. Gli insegnanti a loro volta, esclusi quelli di lingue straniere, avanzano riserve legate alla diversità dei programmi.
Insomma, a quanto risulta da questa ricerca, è già dalla scuola secondaria che vengono poste le premesse per quel fenomeno di annidamento tra le pareti domestiche che favorirà la crescita di tanti “bamboccioni” trentenni, per usare l’espressione di Padoa-Schioppa. Forse si potrebbe suggerire al ministro di mettere nella Finanziaria, a fini di prevenzione, qualche incentivo per indurre un maggior numero di studenti a “uscire di casa” già a livello della scuola secondaria…

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