Gilda e Anief si contendono il merito della pronuncia della Consulta sui precari

Potrebbe avere un effetto dirompente la pronuncia della Corte di Giustizia Europea per la stabilizzazione del personale precario.

Sulle cause di lavoro riguardanti la stabilizzazione dei docenti precari l’ultima parola spetta ora alla

Corte di Giustizia Europea, perché la Corte Costituzionale, con propria ordinanza numero 207 ha rimesso la questione ai giudici di Lussemburgo.

L’Anief, che da anni ha fatto della stabilizzazione dei precari il proprio cavallo di battaglia, è stata la prima a dare informazione del provvedimento della Consulta.

Forse è una vittoria morale, quella dell’Anief, ma, a quanto sembra, il merito per avere portato all’attenzione della Consulta il problema della stabilizzazione dei precari dopo l’avversa pronuncia della Cassazione, sarebbe stato della Gilda.

L’ordinanza n. 207, si legge in un comunicato della Gilda – “arriva dopo una lunga battaglia condotta dalla Federazione Gilda-Unams (Fgu) per tutelare i precari e il loro diritto alla stabilizzazione calpestato dall’amministrazione scolastica che, abusando dei contratti a tempo determinato, viola la normativa europea”.

La Gilda, come aveva fatto anche l’Anief, ricorda le numerose cause vinte per il risarcimento riguardante la stabilizzazione dei precari con oltre tre anni di servizio e fa presente che ora la Fgu sarà in giudizio davanti alla Corte Europea a difesa degli insegnanti precari.

Con questa importante ordinanza – ha commentato il coordinatore nazionale della Fgu, Rino Di Meglio – la Corte Costituzionale ha confermato la necessità di un intervento della giustizia europea

per dirimere le continue contraddizioni in cui sono cadute finora le decisioni assunte dalla Corte di Cassazione in questo ambito”.

La decisione dei giudici delle leggi è stata saggia – ha affermato Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – considerato che un’altra ordinanza di remissione, promossa dal giudice del lavoro di Napoli nel gennaio scorso, è pendente alla Corte di giustizia europea”.

 

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