Tuttoscuola: Turismo scolastico

Gelmini ecco le ragioni della riforma

“Affermare che l`Italia spende poco per l`università è falso. Il nostro Paese spende molto ma lo fa male, alimentando sprechi e privilegi non più sostenibili”.

Con una una lunga e dettagliata nota il ministro Gelmini, in vista della ripresa della discussione domani alla Camera del ddl di riforma dell’università torna nuovamente a precisare che “negli anni l`università italiana non si è sviluppata attorno agli interessi degli studenti ma rispetto a quelli dei professori, dei rettori e di tutti coloro che, a vario titolo, sono impiegati all`interno degli atenei. A farne le spese quindi sono stati soprattutto gli studenti ai quali l`università dovrebbe offrire una didattica e una formazione di qualità che consenta un ingresso immediato nel mondo del lavoro“.

Allo stesso modo – aggiunge – l`attività di ricerca è diventata, in alcuni casi, sempre più autoreferenziale, perdendo di vista gli interessi strategici e le necessità di sviluppo e di crescita del Paese“.

Segue una serie di dati sugli sprechi dellattuale sistema universitario. In Italia ci sono 95 università “ma nel nostro Paese si laureano meno studenti che in Cile“. Oltre alle sedi centrali, sono state attivate più di 320 sedi distaccate nelle località più disparate, come Barcellona Pozzo di Gotto, Ozzano nell`Emilia, Priolo Gargallo. Sono attivi 37 corsi di laurea con un solo studente e 327 facoltà con 15 iscritti.

Nel 2001 – prosegue la nota del Miur – i corsi di laurea erano 2.444, oggi sono più che raddoppiati arrivando a 5.500. Negli altri Paesi europei, la media dei corsi di laurea è la metà. Tra i corsi di laurea attivati nel corso degli ultimi anni figurano Scienze dell`allevamento e del benessere del cane e del gatto, Scienza e tecnologia del Packaging, Scienze della mediazione linguistica per traduttori dialoghisti cinetelevisivi. Le materie insegnate nelle università italiane sono circa 170.000, contro una media europea di 90.000: “Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori – spiega il ministero – senza tener conto delle reali esigenze deglistudenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata“.

Di fatto, nessun ateneo italiano è entrato nella graduatoria delle migliori 150 università del mondo stilata dal Times. La prima università italiana è Bologna, al 192esimo posto. Ancora, negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26.000.

 

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