Gavosto/1: Perché il ddl di riforma è arrivato a questo punto?

Riflessioni del direttore della Fondazione Agnelli dopo la frenata del premier sulla riforma

In un intervento su ‘La Stampa’, Andrea Gavosto – Direttore Fondazione Agnelli, ha svolto un’interessante riflessione sulla attuale situazione del ddl Buona Scuola, dopo l’annuncio di Renzi per un possibile slittamento di un anno della riforma.

Come si è arrivati a questo punto? – si chiede Gavosto che parte dal settembre scorso, da quando cioè ha avuto inizio la proposta – Per comprenderlo, non basta guardare agli ultimi giorni, con le migliaia di emendamenti e le difficoltà della maggioranza, che hanno rallentato la discussione in Senato e reso impossibile fare partire la Buona scuola dal prossimo anno, per via dei tempi tecnici della sua implementazione. Bisogna andare molto più indietro.

Dieci mesi fa Renzi aveva promesso di risolvere una volta per tutte la questione del precariato nella scuola, in cambio dell’introduzione di criteri meritocratici nelle assunzioni e nella determinazione delle retribuzioni. Alla fine, non ha ottenuto né l’una né l’altra.

Il direttore della Fondazione Agnelli indica almeno due peccati originali che sarebbero, a suo parere, alla base di quello che si annuncia come un insuccesso.

Il peccato originale è stato duplice. Primo, partire da un pacchetto predeterminato di assunzioni e non da un’analisi dei bisogni dell’offerta formativa nelle nostre scuole, oggi e nel prossimo futuro.

Secondo, far coincidere l’eliminazione del precariato con l’assunzione degli iscritti alle graduatorie a esaurimento, dimenticandosi di tutte le altre categorie di precari, che, più numerose, altrettanto qualificate e più giovani, potrebbero essere più utili alle scuole degli iscritti alle Gae: la loro reazione è stata, prevedibilmente, molto negativa.

Dopo questi due errori di fondo, continua Gavosto, vi sono stati altri errori.

Da allora, la strada della riforma è stata tutta in salita, complici anche errori di percorso, come l’abbandono del merito e il ripristino degli scatti di anzianità, l’accantonamento del decreto legge, l’assegnazione di maggiori poteri ai presidi, misura in sé positiva, ma introdotta a metà strada senza praticamente discussione.