GAE: Il cavallo di Troia

Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge” (art. 97 della Costituzione). Dovrebbe valere anche per la scuola. Invece…

Proprio nella scuola, grazie alle GAE, moderno cavallo di Troia, la Costituzione viene elusa, aggirata. Per accedere ad un posto statale di insegnante non servono più concorsi, perché basta entrare in qualche modo in quelle graduatorie e il gioco è fatto.

Nel corso degli anni c’erano state piccole deroghe, forse involontarie, ma il principio del concorso era stato sostanzialmente salvaguardato.

Ma con la legge finanziaria 2007, proprio in occasione della costituzione delle GAE, ci fu il primo strappo clamoroso: “Sono fatti salvi gli inserimenti nelle stesse graduatorie … per i docenti già in possesso di abilitazione, e per i docenti che frequentano .. i corsi abilitanti speciali … i corsi SISS, i corsi COBASLID, i corsi presso i Conservatori di musica e il corso di laurea in Scienza della formazione primaria”.

In quel modo entrarono in GAE migliaia di docenti abilitati ma senza concorso, superando il principio, previsto dalle graduatorie permanenti (poi trasformate in GAE), secondo il quale per inserirsi occorrevano due condizioni inderogabili: avere prestato una certa quantità di servizio e avere superato un concorso.

Da allora il cavallo di Troia-GAE ha funzionato egregiamente, permettendo a migliaia di docenti iscritti di accedere direttamente al ruolo senza passare dal concorso e, in molti casi, senza nemmeno averne sostenuto almeno uno: era bastata la sola abilitazione.

Ma non è finita. Alcuni mesi fa, con una sentenza ancor più clamorosa, il Consiglio di Stato, nel riconoscere pieno valore abilitante al vecchio diploma magistrale, ha affermato il diritto di accesso alle GAE e, con esso, implicitamente il diritto al posto sicuro, senza necessità del concorso.

Basta l’abilitazione per ottenere l’iscrizione in graduatoria, con quel che segue.

Alcuni sindacati, che hanno sostenuto i ricorsi dei vecchi diplomati, si sono catapultati nella breccia aperta e stanno gestendo opportunisticamente una situazione favorevole quanto (forse) insperata.

In questi giorni sono arrivate nuove sentenze (e altre ne arriveranno) dei giudici di Palazzo Spada per nuovi ingressi in massa di abilitati magistrali.

Il concorso? Una variabile indifferente: basta l’abilitazione.

Ma se l’abilitazione dei vecchi diplomati è il lasciapassare per entrare in GAE (e, prima o poi, in ruolo), altri abilitati (TFA e PAS, laureati in scienze della formazione primaria) potranno invocare un uguale trattamento.

C’è da aspettarsi, quindi, una nuova ondata di ricorsi da parte di chi ha in tasca un’abilitazione, senza avere mai affrontato un concorso, una qualsiasi selezione pubblica.

Il concorso non serve più, con buona pace del principio costituzionale.

A questo punto non sarebbe forse opportuno abrogare l’art. 97 della Costituzione per evitare l’ipocrisia del dettato costituzionale solennemente affermato e tranquillamente violato?