Formazione universitaria dei docenti in mezzo al guado

Fra gli effetti indotti dalla sospensione della riforma dei cicli vi è quello, non poco rilevante, della formazione universitaria dei futuri insegnanti della scuola di base e della scuola secondaria.
I nuovi piani di studi erano già stati predisposti, ma il ministro Moratti, coerentemente con la decisione di sospendere la riforma della scuola di base, ha “dovuto” disporre anche la sospensione del nuovo percorso formativo universitario degli insegnanti.
In questo modo la formazione è rimasta in mezzo al guado: da una parte i corsi di laurea e di specializzazione diventati “vecchi” nel momento in cui concludevano la loro prima applicazione (i primi specializzandi hanno concluso il corso quest’anno, mentre i laureandi in scienze della formazione primaria completeranno il percorso il prossimo anno) e dall’altra l’incognita di come organizzare le nuove lauree dei docenti nel sistema universitario riformato del 3+2.
La Conferenza dei Rettori delle Facoltà di scienze dell’educazione ha manifestato la propria preoccupazione, chiedendo un urgente intervento al ministro Moratti e proponendo la conferma del 1° anno del “vecchio” corso, da utilizzare nel corso di studi ancora da definire.
È comunque un brutto pasticcio che rischia di orientare le nuove matricole verso altri corsi di laurea offerti, in condizioni allettanti e stimolanti, dalle Università, forti del loro ruolo autonomo.
L’incertezza e il disorientamento sono di casa, dunque, e vanno ad aggiungersi a quelli dei laureandi in scienze della formazione primaria (futuri docenti di scuola materna ed elementare), preoccupati per la piena validità del titolo accademico che stanno per conseguire. Paradossalmente la scuola, dopo l’abbuffata concorsuale del 2000 potrebbe, nel prossimo futuro, trovarsi a corto di manodopera qualificata.