Formare i docenti ‘non docenti’ e ritardare lo svuotamento delle GAE

Se tra gli iscritti alle GAE vi sono, dunque, almeno 30mila o forse più docenti che per anni non hanno insegnato, chiamiamoli docenti “non docenti”, cosa si può fare prima di immetterli in ruolo?

Premesso che il numero di 30 mila (oltre il 20% del totale) è frutto di una nostra stima e che potrebbero essere anche molti di più, vale comunque la pena individuarli e prevedere per loro, prima della nomina in ruolo, un corso di formazione che possa allineare i loro livelli professionali alle esigenze della scuola attuale.

Conseguentemente, questi ‘docenti non docenti’ dovrebbero partecipare ad apposito obbligatorio corso formativo durante il prossimo anno scolastico, con verifiche delle situazioni iniziali e finali, superato il quale potrebbero essere confermati  in ruolo dal 2016-17.

Il completo svuotamento delle GAE avverrebbe, quindi, non a decorrere dal 2015-16, bensì dall’anno successivo.

In questo caso non sarebbe necessario riservare alle GAE il 90% dei posti per le immissioni in ruolo e il restante 10% al concorso.

Basterebbe riservare alle GAE circa il 75% dei posti (e il 25% al concorso) e colmare la differenza, assumendo gli esclusi SSIS e SFPVO, così come ha previsto lo stesso piano di assunzioni a pag. 28 del documento “La buona Scuola”: “In caso di un numero significativo di rinunce volontarie, il Governo integrerà nel piano di assunzioni straordinarie anche i laureati in Scienze della Formazione Primaria Vecchio Ordinamento (SFPVO) e i c.d. “congelati SISS” che non sono stati inseriti a suo tempo nelle GAE – rispettivamente circa 9 mila e circa 500 aspiranti docenti di ruolo”.

Corso di formazione per i 30 mila docenti ‘non docenti’, svuotamento in due anni delle GAE e compensazione con l’assunzione dei SISS e dei SFPVO sarebbero segno di equità, ragionevolezza e ricerca qualitativa della buona scuola.

Si può fare, per la buona scuola.