Dove è finito il docente mentor?

Nel testo iniziale della Buona Scuola – presentato a settembre per la consultazione – il docente mentor, una nuova figura intermedia tra i docenti e il dirigente scolastico, rappresentava una delle novità più interessanti.

Era destinato a seguire la valutazione, coordinare le attività di formazione degli altri docenti, sovrintendere alla formazione dei colleghi, accompagnare il percorso dei tirocinanti e, in generale, aiutare il preside e la scuola nei compiti più delicati legati alla valorizzazione delle risorse umane nell’ambito della didattica.

Scelto dal Nucleo di valutazione interno, era previsto un numero limitato di mentor, fino ad un massimo del 10% di tutti i docenti (più esattamente l’1%, visto che il 10% corrisponderebbe a 70-80 mila mentor, cioè 10 per ogni istituzione scolastica). Per la sua attività si prevedeva una particolare indennità di posizione.

In sede di consultazione l’enfasi su questa nuova figura si è affievolito, lasciando spazio a dubbi e riserve soprattutto nella fase di formazione dei docenti.

Tuttavia, ancora qualche giorno fa alcuni sindacati, nel calcolare la portata del premio per il merito, attribuivano un peso non indifferente alle risorse da destinare al mentor e da sottrarre al fondo per la premialità degli insegnanti. Invece…

Nel testo del ddl il docente mentor è scomparso del tutto e con lui è scomparso anche il nucleo di valutazione interno che avrebbe dovuto vagliare i contenuti del portfolio del docente e procedere alla scelta del docente tutor.