
Dal decreto legge al Ddl sulla Buona Scuola, le voci del Pd
La disputa sullo strumento legislativo da adottare (decreto legge o legge delega) per attuare la Buona Scuola, definita dal premier Matteo Renzi come “surreale”, anima oggi il dibattito politico.
L’assenza del percorso di urgenza, infatti, finirà col vanificare verosimilmente le più volte annunciate 148.100 (e poi da 100mila a 130mila, a seconda dei periodi) assunzioni a settembre 2015, con conseguenze del tutto contrarie allo spirito della Buona Scuola (su tutte, impossibilità di bandire il concorso senza l’esaurimento delle graduatorie di merito del concorso 2012, procrastinarsi della ‘supplentite’, e incremento dei docenti con 36 mesi di anzianità passibili di risarcimento).
All’interno del Pd, la senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria Pd, loda la sfida lanciata dal governo Renzi: “La riforma della scuola non deve essere terreno di scontro ma di confronto e condivisione in Parlamento. Quella è una sfida in positivo alle forze politiche, uno stimolo a fare presto, bene, e nell’interesse del Paese“.
Si mostra fiduciosa sui tempi la vice presidente della Camera, Marina Sereni, del Pd: “Sulla scuola trovo abbastanza oziose le polemiche sullo strumento legislativo o sul rinvio di una settimana del provvedimento. La questione è indubbiamente di grande rilevanza e complessità, il governo ha ascoltato sin qui tutti gli attori e raccolto opinioni e idee, ora è necessaria una sintesi che parta dai fabbisogni delle scuole e investa seriamente sull’educazione e sulle tante risorse del sistema. Se, per una parte o per il tutto, il governo sceglierà di affidarsi ad un disegno di legge, data l’importanza del tema e la necessità di decidere in tempi brevi almeno sulla stabilizzazione, sono sicura che il Parlamento darà alla materia la necessaria e giusta priorità“.
Stesso pensiero di Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera: “Il derby tra decreto legge e ddl sulla scuola è ridicolo. Se quella della scuola è una riforma profonda e seria allora l’unica scelta corretta è il confronto vero tra Parlamento e governo da marzo a giugno. La scuola ha già subìto negli ultimi anni annunci su riforme roboanti con risultati spesso disastrosi. Aspettiamo adesso che arrivi in Parlamento il testo del disegno di legge che il governo sta elaborando, per entrare nel merito delle questioni e portare a compimento una riforma del sistema scolastico che tutti auspicano sia in linea con un mondo più aperto e, soprattutto, sia in grado di durare a lungo“.
Il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, si concentra sulle finalità del provvedimento: “Pare che il Governo sia orientato a scegliere il disegno di legge piuttosto che il decreto sul tema della scuola. Qualunque sia la strada che verrà scelta quello che conta, oltre alla riforma complessiva, è che venga risolto l’antico problema dei precari“.
Più realista, a nostro avviso, ancorché isolato, l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che commenta: “Senza decreto non arrivi all’assunzione dei precari ad settembre”.
Infine, va registrata la presa di posizione del ministro dell’Istruzione neo democratico Stefania Giannini, che intervenendo al programma televisivo ‘Uno Mattina’, dichiara: “Il Parlamento deve essere coinvolto. Ci sono naturalmente anche necessità urgenti come mettere la scuola in grado di funzionare dal primo settembre con le nuove regole che noi proponiamo. Tocca al Parlamento fare bene, contribuendo anche con idee, con emendamenti, come si fa con tutti i ddl e dl, e farlo molto rapidamente”. E ancora: “Arrivare con il provvedimento a un dibattito parlamentare serrato, che coinvolga le commissioni competenti è una cosa molto bella, che non snatura la rapidità e la determinazione del nostro governo (…) Questa è una riforma che dà un progetto educativo nuovo alla scuola. Quello che si percepisce è che questo governo ha idee, ne fa progetto e provvedimento di legge con tempi e regole che sono adeguati al tipo di provvedimento”.
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