
Code e pettine. Il peccato dorigine
Diventa sempre più complicata la normalizzazione delle graduatorie ad esaurimento schiacciate tra la sentenza della Consulta a favore del “pettine” e l’emendamento delle “milleproroghe” per la proroga di validità di un altro anno delle attuali graduatorie.
Comunque vada a finire questo contenzioso legislativo-giurisprudenziale, l’alternativa “coda-pettine” ha creato soltanto guai all’Amministrazione scolastica.
Alcuni anni fa, visto che le graduatorie ad esaurimento erano già molto affollate, perché si è pensato di concedere anche il trasferimento in altre province dando origine al lungo contenzioso?
È la primavera del 2009 e il ministero, anche su pressione dei sindacati della scuola, allarga le maglie e predispone un decreto (n. 42 dell’8 aprile 2009) nel quale si afferma che “Ravvisata l’opportunità – in relazione alla necessità di garantire in tempi brevi l’esaurimento delle graduatorie in vista del nuovo sistema di reclutamento previsto dall’art. 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e al fine di favorire la stipula di contratti a tempo indeterminato o determinato di tutto il personale interessato alla procedura di integrazione e aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento – di concedere a detto personale di scegliere, senza cancellazione dalla graduatoria di appartenenza, per il biennio 2009/2011, ulteriori tre province in cui figurare in posizione subordinata (in coda) rispetto al personale incluso in III fascia, nel rispetto della fascia in cui è inserito, con il punteggio e tutte le altre situazioni personali conseguiti nella provincia di appartenenza, ad eccezione del titolo ad usufruire del beneficio della assunzione sui posti riservati..”.
Se davvero erano le graduatorie esaurite o in via di esaurimento a giustificare il trasferimento aggiuntivo in altre province, perché consentire l’iscrizione indistinta a qualsiasi graduatoria anche se non esaurita o in via di esaurimento? Perché consentire addirittura l’opzione su tre province, mantenendo, per di più, l’iscrizione in quella di base? E perché non si è proceduto a bandire il concorso per il reclutamento dei docenti nei contesti territoriali interessati?
Difficile capire appieno la ragione di questa liberalità, da cui non possono sentirsi completamente assolti nemmeno i sindacati rappresentativi, i quali, nel lungo contenzioso che ne è seguito, sono rimasti nell’ombra, apparentemente evitando di infierire sull’amministrazione.
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