Chi sono i precari?

Sa il professore chi sono i ‘precari’ di cui si occupa la finanziaria, o forse immagina che si tratti di disperati clandestini sbarcati nelle coste di Lampedusa?

Questa domanda è stata rivolta da Francesco Scrima, segretario della CISL scuola, al prof. Angelo Panebianco, colpevole, dal punto di vista del sindacalista, di aver scritto sul “Corriere della Sera” un editoriale, intitolato “La scuola senza qualità“, assai critico nei confronti dei sindacati, accusati non soltanto di puntare ad “ampliare i già gonfiatissimi organici“, ma di volerlo fare “collocando precari” anziché “insegnanti bravi“.

La polemica si è mantenuta vivace lungo tutta la settimana (l’articolo è comparso lunedì 30 ottobre), alimentata dall’imminenza della manifestazione di sabato 4 novembre “stop precarietà ora”, e si è intrecciata con un altro fronte polemico, quello aperto dal giuslavorista Pietro Ichino (in passato vicino alla CGIL) nei confronti dei tanti “fannulloni” a suo avviso infiltratisi nei ranghi del pubblico impiego e della scuola. Temi sui quali anche il ministro Fioroni ha voluto dire la sua, con toni e argomenti sdrammatizzanti, attenti a non deludere le aspettative dei precari.

Ma chi sono i “precari”? Secondo Scrima sono insegnanti, inseriti nelle graduatorie permanenti, “debitamente qualificati sul piano culturale e professionale anche a seguito dell’esperienza maturata in tanti anni d’insegnamento“, e sono “sicuramente ‘bravi’ docenti, che pur garantendo il funzionamento del servizio scolastico, secondo la più classica angheria dell’usa e getta, vengono licenziati al termine dell’anno scolastico per essere poi riassunti all’inizio di quello successivo“.

Va detto che forse non basta essere stati a lungo precari per meritare la qualifica di insegnante “bravo”, ma anche che i tentativi finora esperiti per premiare il merito – o quanto meno il merito professionale – non hanno dato alcun risultato. E tutto questo non fa bene alla scuola italiana.